venerdì 15 giugno 2012

Racconto a puntate: È solo un gioco, commissario Bacone! (3)



Se non avesse avuto una Prinz,
Bacone avrebbe guidato
sicuramente questa!

È solo un gioco, commissario Bacone!

Personaggi:
Arturo Marcone: destinatario di una lettera
Francesco Bacone: commissario
Stefano Conci: ispettore (come semplice comparsa)
Marika Garrone: assistente
Nino Geremicca: agente
Gennaro Bellagamba: agente scelto
Gegè: barista



“Buongiorno, signora. Stiamo cercando Arturo Marcone, ci può dire se è in casa? Abbiamo provato a chiamarlo ma non siamo riusciti a trovarlo.”
La signora, che aveva lunghi capelli corvini tenuti a chignon forse da una matita o da un fermaglio di legno, posò a terra il sacchetto nero e si avvicinò al cancello.
“No, Arturo non c’è. Perché lo cercate?” chiese senza aprire.
“Niente di particolare. Un controllo di routine.”
“Ma non gli è successo niente, vero?” chiese spalancando gli occhi castani, o almeno così sembravano a Bacone che era distante dalla donna.
“No, no, non si preoccupi.” La rassicurò  Marika. “È solo che dobbiamo chiedergli alcune cose ma non riusciamo a rintracciarlo, né per telefono né qui a casa.”
“Arturo è in viaggio e non penso che torni prima di fine settimana.”
“È fuori per lavoro?”
“No, oltre a viaggiare per lavoro, lui gira spesso, va fuori Italia, per divertimento, almeno un paio di volte all’anno. In questo momento dovrebbe essere in Irlanda o da quelle parti. E non porta mai il cellulare con sé, non vuol essere disturbato.”
“Beato lui. “ intervenne Bacone. “E mi sa dire che lavoro fa il signor Marcone?”
L’assistente Garrone guardò il commissario, perché conoscevano già il mestiere del ragazzo.
La signora ebbe un attimo di esitazione, poi disse:
“Il rappresentante di biancheria.”
“E pensa che con quel che guadagna, può riuscire a pagarsi viaggi all’estero due volte all’anno?”
Marika Garrone si voltò nuovamente a guardare Bacone, come se la domanda le fosse sembrata inopportuna.
“Non sono fatti miei, questi” rispose risentita la donna. “Ognuno è libero di spendere i suoi soldi come crede.”
“Sì, certo, mi scusi. Non volevo metterla in difficoltà. Può dirci che tipo è il signor Marcone?”
La donna si voltò verso la ragazza e, anche se la domanda era venuta dal commissario, parlò a lei.
“È un tipo tranquillo, non abbiamo mai avuto a che ridire su niente in una decina d’anni che siamo vicini di casa.”
“Mi sa dire che tipo di gente frequenta?”
La donna mise le braccia conserte, sulla difensiva; guardò prima la ragazza, poi il commissario. Poi disse:
“Queste non mi sembrano domande di routine! Io non so niente della vita privata di Arturo e non voglio essere immischiata nei suoi traffici!”
“Perché? Ha dei traffici?” chiese Bacone.
“Ma no! È un modo di dire! Non mi piacciono le domande che state facendo. Se abbiamo finito, io dovrei andare a gettare la spazzatura e poi riassettare casa. Con permesso.”
La donna prese il sacchetto della spazzatura, aprì il cancelletto con un pulsante sulla colonna, e si avviò con decisione verso il bidone dell’indifferenziata.
“Signora, mi scusi” insistette Bacone.
La donna si girò verso l’uomo.
“Che c’è ancora?”
“Quello è il bidone dell’indifferenziata.”
“Lo so” rispose la donna, “e con questo?”
“Sa quant’è la multa per chi non effettua correttamente la raccolta della spazzatura?”
Il sacchetto rimase a mezz’aria, quindi fu deposto a terra.
“Sono dai 500 ai 700 euro se si scopre che non è effettuata correttamente.”
“Quindi?” chiese la signora, ma con poca convinzione.
“Quindi potremmo vedere cosa c’è là dentro.”
La donna era un tipo sveglio, anche se in vestaglia.
“Arturo è un bravo ragazzo, non ha nessun traffico e i suoi amici sono come lui. Ci potrei mettere la mano sul fuoco.”
“Sta’ dicendo la verità?”
“Per quale motivo dovrei mentirle, scusi?” A questo punto la donna stava quasi urlando. Si trovavano in mezzo alla strada, con le auto che passavano a poca distanza e una signora anziana, anche lei in vestaglia, si era affacciata al balcone del secondo piano.
“Siete arrivati qui di prima mattina, avete cominciato a fare domande senza darmi una spiegazione… “
“Non dobbiamo darle spiegazioni… “
“Va bene, non c’è problema, signora” interruppe Marika. “Ci scusi per il disturbo. Ci è stata sicuramente di aiuto. Ancora solo una cosa. Quando il signor Marcone tornerà, può dirgli che lo stiamo cercando? Gli dica pure di chiamarci e di chiedere del commissario… no, faccia chiedere dell’assistente Garrone, che sono io. Ok? Se poi anche lei dovesse ricordare, o vedere, qualcosa che pensa possa essere fuori dal normale, mi chiami senz’altro!”
“Ma allora c’è pericolo! Siamo in pericolo!” si udì la voce della signora anziana che parlava dal balcone. “L’ho sempre detto io che di quello non ci si poteva fidare! Chissà in che guaio s’è cacciato! E ci ha cacciato!”
“Ma smettila, Maddalena!” urlò la signora da sotto. “Che vuoi che abbia fatto Arturo? Lo conosci, no!”
“È proprio per questo che… “
“Ma tornatene dentro e finiscila!”
La donna sul balcone si voltò e rientrò in casa borbottando qualcosa a voce impercettibile dalla strada.
“Lasciatela perdere! Maddalena si lamenta sempre di tutto. Non gli va mai bene niente. Comunque non si preoccupi, signorina… Garrone, vero? Appena vedo Arturo lo faccio chiamare in commissariato. Però mi avete messo un bel po’ di paura stamattina!”
Poi ciabattò fino al cancelletto, lo varcò e lo richiuse dietro di lei. Quindi rientrò in casa e sbattè la porta.
Il commissario Bacone e Marika Garrone tornarono alla macchina.
“Ma perché l’ha aggredita in quel modo, commissario?” chiese la ragazza una volta in marcia, con tono di rimprovero.
“Non so neanch’io. Mi sono lasciato prendere da un momento di rabbia senza motivo. Poi ho pensato che era meglio continuare come nei film: poliziotto buono e poliziotto cattivo.”
“Ma noi siamo la polizia vera! Non siamo in un film di serie B coi ladri e i poliziotti corrotti!”
“Hai ragione. È che mi ha preso così. Ho sbagliato, lo so.“
“Anche perché la signora effettivamente non sapeva niente su Marcone. E comunque siamo punto e a capo; e in più dobbiamo aspettare che il ragazzo torni.”
Marika guidava tranquilla. Imboccò il cavalcavia. Il traffico era ormai scemato e scorreva bene.
“Oddio, potremo anche farlo rintracciare. Se è all’estero, dai controlli sui visti e dalle nostre ambasciate, sapremo dove si trova” disse la ragazza.
“Aspettiamo ancora qualche giorno. La signora ha detto che tornerà a fine settimana; oggi è giovedì, quindi… e poi finché è all’estero è al sicuro. Visto che la lettera minatoria gli è arrivata a casa, possiamo presumere che non conoscano i suoi giri.“
Erano quasi giunti in commissariato. Bacone si fece lasciare al semaforo, per fare due passi; Marika proseguì.
Passando davanti al Bar dell’Angolo, il commissario decise di farci una visitina. 


(continua...) 


TIM

4 commenti:

  1. Mi piace questo continuo botta e risposta! Continua! :)

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  2. certo che continuo! fra un paio di giorni l'altro episodio sarà tutto per voi!

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  3. Mi piace lo scambio di battute tra le due donne ed anche il rapporto che si sta creando tra Bacone e Marika, però una domanda, credi che un Commissario nella realtà si faccia trattare così da un agente nella stessa maniera in cui Garrone controbatte a Bacone?

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  4. certo che no, ma la mia premessa è che Bacone sia l'ispettore più insignificante della storia dei detective letterari (almeno in questi raccontini!). E poi anche Sarti Antonio era maltrattato dall'agente... non mi ricordo come si chiamava e da Rosas. Certo questi sono solo raccontini per divertirsi un po'! ma la tua osservazione è giusta!

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