venerdì 14 dicembre 2012

Racconto a puntate: Il commissario Bacone e il bombolone di Moebius (III)


(Copertina di Luca Morandi)

Terza puntata. La situazione si fa sempre più convulsa e i protagonisti finalmente si incontrano. Ma...


Il commissario Bacone
e il bombolone di Moebius


Personaggi
Francesco Bacone: commissario
Nino Geremicca:   agente
Alex Girola:          blogger e scrittore
Cristina Riccione: fotografa, compagna di Alex

*** (Ringrazio l'amico Alex per avermi permesso di utilizzare il suo nome per il personaggio di questa storia e, soprattutto, di avermi concesso di saccheggiare lo scenario del suo bellissimo racconto Il treno di Moebius)

"???" Si chiese il bombolone guardando con curiosità l'uomo e la donna sotto di sé.
"!!!" Rifletté alfine, pensando a quegli strani ramoscelli che si agitavano senza un filo di vento.

*******

Il commissario Bacone raccolse da terra un ramo di una certa consistenza, soppesandolo per stabilire se potesse servire allo scopo, e con questo cominciò ad aprirsi un varco nell'intrico del fogliame, facendo così largo anche a Geremicca che lo seguiva con la pistola in mano e gli occhi ben aperti.
All'improvviso l'agente si fermò:
"Commissario, con tutto il rispetto, non sente anche lei questa specie di nenia che proviene di tra gli alberi?"
Bacone non aveva mai saputo se quel parlare quasi forbito gli venisse di suo o derivava dal fatto che Geremicca si stesse acculturando pian piano solo ora; il suono di un flauto, però, lo sentiva anche lui. E, ora che si era fermato e aveva smesso di battere col bastone, gli sembrava di sentire anche delle voci non molto lontane.
"E queste voci le senti pure tu, Nino?"
Geremicca tese l'orecchio e gli parve di sentire anche lui qualcosa.
"Si, mi pare che vengano di là" rispose.
"Ehilà, c'è qualcuno?" Gridò Bacone.
Rimasero in ascolto qualche istante, poi il commissario ripeté la domanda alzando ancora la voce.
Anche questa volta non ci fu risposta.
Allora Geremicca mise le dita in bocca ed emise un fischio degno del miglior Trappattoni.

*******

Un fischio, era sicuramente un fischio quello che aveva sentito. Istintivamente l’uomo prese ad urlare e a salterellare nel fango, come se questo potesse aumentare il baccano e aiutare a farsi rintracciare.
"Sono qui! Sono qui!"
"Siamo qui" rimarcò la donna che era rinvenuta a tempo di record.
"Siamo qui" presero a gridare entrambi.

*******

"Commissario, ha sentito?" Chiese Geremicca.
"Si, delle urla che vengono da quella parte!"
Geremicca riprese a fischiare, e nel mentre i due si incamminarono nella direzione da cui continuavano a provenire le urla.
In pochi minuti scorsero di tra le fronde basse degli alberi un uomo e una donna che si sbracciavano.
Quando giunsero a vista, la donna corse incespicando verso Geremicca, che era il più vicino, e gli si gettò al collo piangendo.
Geremicca rimase immobile.
L'uomo, invece, si avvicinò al commissario.
"Finalmente" disse. "Siete arrivati a tirarci fuori di qui!"
"Più o meno" rispose Bacone non molto convinto. "Lei è Alessandro Girola, il proprietario dell'auto abbandonata là... là fuori?"
"Esatto. Si è fermata ieri sera e siamo stati costretti ad abbandonarla perché veniva giù a secchiate, e perciò ci siamo rifugiati nel casolare. Lei" disse indicando la donna, "è un'amica, Cristina Riccione, una fotografa."
La quale, Cristina Riccione, era appesa al collo di Geremicca, che non aveva il coraggio (o la voglia?) di togliersela di dosso.
"In che senso più o meno? Non siete qui per riportarci nella civiltà conosciuta?" disse Cristina, che ora sembrava essersi completamente ripresa. Quindi si girò verso il commissario, abbandonando Geremicca ai suoi pensieri proibiti.
"Volevo dire che siamo arrivati fin qui e abbiamo avuto la fortuna di trovarvi, ma non ho la minima idea di dove siamo o di come fare a uscirne. È tutto così strano, senza senso, fuori dal mondo... "
Alex sembrò riflettere un attimo, poi sgranò gli occhi e disse tutto d’un fiato:
“Ma certo! È chiaro: qua è tutto come dentro a Il treno di Moebius! Il passaggio temporale annunciato dall'odore di ozono, la foresta, il suono del flauto... "
Poi si fermò un attimo e riprese con un tono molto più desolato e… :
“Eh già… proprio come dentro a Il treno di Moebius… “
"Il treno di Moebius? Cos'è?" chiese Bacone.
"Un mio racconto, io sono uno scrittore."
“Vedi allora che la colpa è tua!” intervenne Cristina. “Non potevi scrivere come tutti di una bella spiaggia, del mare cristallino… ? A quest’ora non eravamo qua! E invece no! Lui deve fare il nerd” continuò additando il suo compagno, “l’intellettuale, lo scrittore di nicchia” e nel pronunciare le ultime parole aveva un tono quasi schifato.
“Ma che sono queste parole, commissario?” stupì, sgranando gli occhi Geremicca, che pareva essersi ripreso dall'estasi contemplativa momentanea. “Il ned, la nicchia… Ma che sono, parole brutte? Si configura qualche reato? Li dobbiamo arrestare? ”
“Geremì, eh! Non ti ci mettere pure tu! Già siamo messi male abbastanza di nostro… "
"E poi ci sarebbe anche... la scolopendra!" Concluse l'uomo indicando un punto sopra la loro testa dove il mostruoso animale pareva aspettare il momento propizio per gettarsi su di loro.
Tutti guardarono all’insù e videro la scolopendra gigante che dondolava da un ramo.
Geremicca fu il primo a riprendersi. Puntò la pistola contro l’enorme bombolone e sparò diversi colpi.
L'animale parve sorpreso, ma non si mosse, anche se Bacone era sicuro che fosse stato colpito.
Cristina parve sul punto di svenire di nuovo e Geremicca ne approfittò per avvicinarsi pronto ad ogni (piacevole) evenienza.
Girola, forse ricordando di avere una maglietta su cui campeggiava un supereroe, seppur male in arnese, trovò la forza di prendere in mano la situazione: diede un'occhiata in giro e indicò altri due mostri che stavano raggiungendo il primo.
Poi cominciò a correre, zigzagando tra gli alberi e lasciando sul posto tutti gli altri. Si formò così un gruppo: Girola  lì davanti; a un paio di incollature il commissario; quindi Geremicca e infine Cristina Riccione.
Nino Geremicca si accorse che la donna era rimasta per ultima e stava perdendo terreno. Si fermò galantemente, si fece superare dalla fotografa e prese a seguirla al piccolo trotto.
Sempre più forte, si udiva il suono del flauto tra gli alberi e i quattro continuavano a correre. Poi all’improvviso…

*******
voce fuori campo (vfc): Alt! Stop! Fermi un attimo!
I personaggi si bloccano e si guardano l’un l’altro interrogativi.
Girola (piegandosi con le mani sulle ginocchia e il fiatone): Ma che c’è?
Geremicca: Si può sapere che sta succedendo?
vfc: Ma sapete dove state andando?
Girola: e che ne so! Lì c’era scritto che dovevamo correre e stiamo correndo! (riprende fiato) Noi facciamo quello che dice il copione. Ci sarà qualcuno che lo sa!?
Bacone (guardando gli altri) Mi sa che siamo messi davvero male, in tutti i sensi. Qui nessuno sa cosa fare e farci fare. Dico bene? (rivolgendosi ad un ipotetico interlocutore tra gli alberi).
Vfc Non è che non si sa cosa farvi fare… bisogna però chiarire alcuni punti…
Geremicca: Statemi a sentire. Io fino ad ora c’ho rimesso la divisa e le scarpe, e non intendo continuare così, alla cieca. Quindi: o ci fate sapere dove andare e quello che succederà a breve, oppure io me ne vado, e non mi venite a parlare di rottura del contratto!
Cristina Riccione: Ce ne andiamo? Finalmente, vengo anch’io, Nino. Portami con te!
vfc Calma, calma! L’autore qui dice che… bisognerebbe trovare un’idea… Sicuramente la storia deve andare a finire bene, visto che è un racconto leggero, umoristico, quindi niente morti, niente dispersi.
Girola: Sentite,nel mio racconto, per venirne fuori i protagonisti devono ritornare al tunnel e lì subiscono delle perdite prima di uscire…
Cristina: In che senso “delle perdite”?
Bacone: Vuol dire che qualcuno deve morire!
Girola: Ah, io sono una persona in carne ed ossa e quindi non posso morire in un racconto!
Geremicca: Io ho lasciato la guardiola praticamente sguarnita e poi sono un personaggio di una serie importante, non mi posso perdere per una storiella da 5-6 mila parole!
Bacone: Se è per questo io sono il protagonista principale, per cui…
Cristina: E che? Resterei io, allora? Non ci pensate minimamente! Chiunque lei sia, dice Cristina rivolta al bosco attorno,  dica a quella specie di scrittorucolo che sta guidando ‘sta storia che deve passare sul mio cadavere prima di… cioè volevo dire… uffa! Insomma! Io non posso morire! E poi c’ho il fard che si sta sciogliendo tutto e i capelli che mi si rizzano in testa dall’umidità! Sbrigatevi a tirarci fuori di qui!
Vfc: Ok. Allora facciamo così… Avvicinatevi.
I quattro personaggi si riuniscono e si odono frasi bisbigliate provenire dagli alberi, qualche protesta, una bestemmia e un Evvabbene liberatorio.
Poi…


TIM
 

2 commenti:

  1. I due se la intendono bene, si completano: (fintamente) snob l'una e gentiluomo fino in fondo l'altro (anche troppo... in fondo!)

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