mercoledì 16 aprile 2014

Considerazioni sul mondo di oggi (di Monica Angeli)



Monica Angeli mi ha mandato un suo pezzo che ha una genesi... strana. 
Scherzando qualche giorno fa le avevo detto, dopo una discussione su FB, che doveva fare i compiti a casa, dandomi per iscritto un suo parere sugli argomenti che avevamo appena trattato, in modo da condividerli sul blog anche per quelli che non avevano letto il post.
E puntualmente l'articolo è arrivato!
Ve lo riporto così com'è. Voglio fare solo una precisazione: ho voluto lasciare alcune righe in cui Monica fa riferimenti positivi e lusinghieri alla mia persona (e di questo la ringrazio moltissimo!); questo non perché sia mia abitudine compiacermi delle lodi, chi mi conosce lo sa, ma perché ho pensato fosse giusto rispettare il suo volere. E anche perché penso che in una società mediatica in cui risalta solo chi usa turpiloquio, chi attacca gratuitamente la persona anche la più onesta solo per sentirsi superiore, sarebbe bello che inziassimo a dirci pubblicamente quanto ci stimiamo e perché. Se vogliamo costruire un mondo di pace e d'amore non lo possiamo riempire di odio e violenza.


Qualche giorno fa sulla sua bacheca di Facebook Juan Segundo ha pubblicato un post in cui chiedeva: come facevano bambine di 10-12 anni ad usare tranquillamente Whatsapp, Skipe, Messenger senza che i genitori se ne rendessero conto e ad inviare foto, filmati erotici? Ma il mondo degli adulti non si accorge più di niente? Perché meravigliarsi se i più piccoli crescono disinteressati di tutto?
Ne è nata una discussione molto interessante, purtroppo svoltasi solo tra me e lui, mentre sarebbe stato utile se fosse stata condivisa da più persone, magari anche mamme; è infatti importante il loro parere, anche per capire il modo diverso di vivere l'essere genitore oggi. Altri punti di vista, insomma, l'avrebbero resa ancora più interessante.
Il dialogo si è svolto su più fronti, spaziando su più argomenti: il poco tempo per i tanti impegni lavorativi causa oggi il cambiamento di vita rispetto a qualche anno fa, quando la moglie poteva fare la casalinga e crescere i figli, dato che con un solo stipendio si riusciva ad andare avanti; il cambiamento nella vita della gente, e qui Juan si chiedeva espressamente: ma cos'è cambiato nella vita della gente per renderla difficile? Perché non troviamo il tempo per le cose importanti e vere? E sappiamo ancora capire e discernere quali sono le cose importanti e vere? Quante domande... . Si tante domande si pone il caro Juan dato che è vivo!
E qui voglio aprire una parentesi. Ma certo potete dire voi, è ovvio che lo sia, visto che scrive per noi, legge per e con noi... Invece non è così, il suo essere vivo non deriva dalle azioni che compie giornalmente, ma dalla curiosità con cui le compie; lui è vivo perché non ha mai smesso di incuriosirsi alle cose della vita, alla bellezza di tutto ciò che comporta la conoscenza dello spirito, e non è scontato tutto ciò, non si trova spesso nelle creature. Infatti il più delle volte facciamo le cose per abitudine, come se fossimo automi, con l’indifferenza per le cose divine, mentre lui, Juan Segundo, nota le piccolezze, i minuziosi dettagli e ci si sofferma pure, ogni parola, ogni pensiero è sempre lo spunto per sviluppare un dialogo che aiuti la conoscenza di noi stessi e del mondo che ci circonda, è realmente interessato al modo di vedere del prossimo, ha la famosa sana curiosità...
Ma tornando a noi, dicevo che ci sono tante domande, che sarebbe utile ce le ponessimo tutti, perché la situazione sta sfuggendo di mano. Ci sono genitori assenti per il troppo lavoro, dato che quando in una nazione non esistono diritti e doveri, si lavora tanto e si guadagna poco; lo stress e il poco tempo rendono tutto più difficile, e stare dietro ai figli, alla famiglia, diventa complicato; l’essere oggi più coscienti e consapevoli è stato motivo di cambiamento nell'atteggiamento, la società tende ad attribuire la depressione e altri problemi tipici negli adulti del nostro a un'educazione rigida, drastica E allora ecco il cambio di rotta: dobbiamo essere più elastici nell’educazione dei figli, ma commettendo il grave errore di non mettere in conto la spiccata intelligenza cui sono arrivati i piccoli anche grazie all'avanzare della tecnologia moderna; e alcuni ragazzi hanno cavalcato questa situazione, facendo in modo che i genitori non sono riusciti più a riprendere in mano le redini. A questo punto è quasi svanita la figura del genitore, lasciando il posto a quella dell'amico genitore, figura assolutamente inutile dato che i ragazzi gli amici se li trovano fuori casa Essi invece sentono il bisogno della tradizionale figura genitoriale, che è per loro un punto fermo, e quando manca si sentono smarriti; loro hanno bisogno di una guida. Io penso che i genitori dietro la scusa di fare l'amico per stare più vicino ai figli in verità nascondano il proprio infantilismo e la non voglia di crescere o, peggio, di accettare gli anni che passano. Infatti non è raro che madre e figlia, ad esempio, si vestano nello stesso negozio, come se l'esteriorità e il rimanere giovani fuori fosse più importante di ciò che avviene dentro.
Saper discernere è di tutti, ma comporta responsabilità e impegno. Concordando con me, allora, Juan ha dato spunto ad altre riflessioni dicendo: Secondo me il problema del poco tempo non è la causa, ma l'effetto di una società dove tutti siamo numeri, macchine, automi, che devono correre per guadagnare soldi che ci dovrebbero far sentire a nostro agio.
E invece creano proprio questi problemi, abbiamo creato una vita dove non c'è spazio per i sentimenti, i sentimenti hanno bisogno di tempo, di essere coltivati, c'è bisogno di conoscersi, e per conoscersi bisogna frequentarsi in senso materiale e spirituale. Questo è sia nel rapporto genitori-figli sia in quello marito-moglie. Oggi c'è difficoltà, quasi vergogna, a parlare in casa di certi argomenti; una volta era tabù la sessualità, oggi è tabù la spiritualità.
E come dargli torto! Si sta creando una divisione fra pseudo evoluti e involuti, i retrò, quelli che vengono derisi se si parla del Cielo, della Luce. Così come a tanti, è accaduto anche a me pronunciando la parola Luce mi è stato risposto: “ma quale Luce, io conosco la lampadina!” dimenticando quasi che è una ricchezza la nostra parte spirituale, ed è umiltà e intelletto il riconoscere che senza la fede non siamo nulla, non ci sappiamo nemmeno reggere sulle nostre gambe.
Di questa mia idea ho parlato con alcuni preti a Lourdes la penultima volta che sono andata, e questi hanno convenuto che, ad esempio, l'atto totale di sottomissione attraverso l'esteriore segno dell'inginocchiarsi davanti alla statua della Madonna manifesti il totale desiderio e bisogno della Mamma Celeste. In quel momento il nostro discorso era fatto in riferimento a preti più in là negli anni, e ciò dimostrava il loro riconoscere che la fede dista dalla religione e non poco.
Nel nostro dialogo con Juan ho anche ricordato che c'erano ragazzi in attesa di diventare preti (seminaristi) che invece lanciavano sguardi furtivi alla Madonna passando velocissimi davanti alla grotta, come se si vergognassero del loro sentire, del mostrare quel bisogno; e Juan ha detto che: è vero che può esserci una vergogna che deriva da fattori di maturazione (o non maturazione) umana oltre che spirituale, è come il cane che si morde la coda: se non sei stato abituato ad esprimere la preghiera palesemente, difficilmente lo farai anche se ne hai un bisogno massimo.
Ed è vero, ha ragione Juan, così com'è vero che se si parla di Angeli per la presentazione di un libro accorrono in tanti, il che non è un male se le cose si fanno con serietà (perché sono tante le persone serie che ricevono messaggi dagli Angeli); ma lo strano avviene se a parlare degli Angeli sono i preti in chiesa: per il libro scritto dagli uomini si fa la corsa in libreria per comprarlo, quando sono i preti a parlare di Angeli nessuno corre a comprare la BIBBIA! Eppure non si tratta delle stesse creature celesti di Dio? E a ciò ha risposto Juan dicendo: oggi va di moda ciò che è strano, diverso; la tradizione viene schifata da più fasce di età non solo dai giovani e ha citato un passo degli atti degli Apostoli che dice: "verranno giorni in cui gli uomini saranno portati in giro da ogni vento di dottrina...” e poi una sua personale (e tanto condivisibile) opinione: il problema dei preti non sono i preti in sé, ma il fatto che essi rappresentano in pieno la chiesa e per giunta quella cattolica che rappresenta quanto di più retrivo e monopolizzante ci possa essere. Questo mio giudizio nasce proprio dall'osservazione che invece se fosse veramente una chiesa che vive il messaggio di Cristo, non passerebbe il tempo a pensare a soldi, visibilità, interessi poco puliti. Per questo motivo la gente non vede nella chiesa cattolica l'espressione dell'amore di Dio, e si finisce a cercare altrove col pericolo di cadere nelle trappole... Giustissimo il discorso di Juan, ma il mio dubbio rimane: penso che non ci sia un vero e proprio interesse circa la figura delle creature celesti che chiamiamo Angeli, altrimenti non ci sarebbe differenza tra quelli e raccontati e descritti da persone comuni e quelli presentati dai preti.
Così sono anch'io arrivata alla conclusione che quella degli Angeli è oggi spesso una moda, così com'è di moda inventarsi o autoconvincersi di ricevere messaggi dal cielo, tanto per darsi importanza o per non dover ammettere di aver bisogno di ricorrere agli addetti ai lavori, quegli psicologi e psichiatri che nei consultori familiari prestano la loro opera gratuitamente.
E, voglio concludere, al solito chi viene preso di mira è San Michele Arcangelo, del cui nome se ne fa impropriamente uso e abuso.

Juan Segundo

2 commenti:

  1. Non so, come padre posso dire di essere abbastanza "amico" con mia figlia, però quando è necessario ridivento padre e la rimprovero. Ovviamente non so se riesco a bilanciare correttamente le due cose, trovare il giusto mezzo è sempre difficile.
    Riguardo la necessità della spiritualità, ho notato anch'io che spesso i più feroci odiatori della chiesa cattolica riescono poi a interessarsi di dottrine spirituali con aria incuriosita... oppure dicono di credere in Dio ma non quello della chiesa cattolica... Insomma, la spiritualità è una necessità, ma non sempre è facile trovare la propria strada.

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    1. hai ragione che non sempre è facle trovare la propria strada, forse perché c'è... troppa offerta! La possibilità, sacrosanta, di comunicare data dai mass media ha fatto proliferare una marea di credi, filosofie, dei e religioni ch spesso sono solo copertura per mascherare una povertà di spirito (nel senso deteriore del termine) abissale. Quando non si tratta di vere e proprie truffe. Non ho una ricetta pronta da spiattellare; io seguo il mio cuore.

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