giovedì 24 aprile 2014

Metamedicina. Un'esperienza di vita da Laura



Qualche giorno fa ho pubblicato su queste pagine un articolo sulla Metamedicina. Sapevo che una delle collaboratrici di questo blog è consulente di questa terapia alternativa (alla medicina tradizionale), così è stato facile per me chiederle di scrivere qualcosa sull'argomento e per lei rispondere con entusiasmo alla mia richiesta.
Ne è venuto fuori un bellissimo articolo in cui Laura Gambirasi ci racconta non solo della Metamedicina, ma anche di come c'è arrivata dopo un percorso personale doloroso e lungo. La ringrazio proprio per questo essersi messa nuda davanti a noi, per farci entrare ancora meglio nella conoscenza di questa tecnica di lavoro e guarigione interpersonale.
E ora, a voi una buona lettura!


Conobbi la Metamedicina in un momento in cui vivevo un'ulteriore esperienza di distacco, quella da mio padre, l'ultimo componente della mia famiglia che lasciava questa vita per percorrere un altro viaggio per raggiungere mia madre e mio fratello. Ero disperata, mi sentivo sola, senza la forza per superare un'altra prova. Era un momento in cui mi chiedevo il motivo per cui avevo dovuto vivere tante esperienze negative nella mia vita, il motivo per cui vedevo sempre tutto nero e quello per cui non mi sembrava mai di poter vivere qualcosa di positivo. Mai prima di quel momento avevo intrapreso un percorso di crescita alternativo, ancora convinta che gli unici mezzi a disposizione degli esseri umani, fossero quelli rientranti nella categoria medica. Avevo provato, dopo la separazione dal mio compagno e per due anni, a seguire un percorso con una psicoterapeuta, ma sentivo che mi mancava sempre un pezzo di qualcosa per comprendere più a fondo. Mi iscrissi così al seminario base di Metamedicina. "Liberazione della memoria emozionale" il suo titolo, senza aspettative e andando incontro all'ignoto senza aver preso nessuna informazione in merito. Durante quel seminario compresi come la mia vita producesse in continuazione effetti negativi come conseguenza di una causa che traeva la sua origine lontano nel tempo, quando, cioè ancora ero una bambina. Dopo che l'operatore lavorò con me, mi trovarono fuori dall'hotel dove si teneva il seminario, nell'atto di disegnare in terra con un pezzetto di mattone rosso, il gioco del "mondo", quello stesso gioco che aveva riempito le mie giornate di piccola bambina spensierata. Mi sentivo talmente felice, come se una parte di me, rinchiusa in una prigione fino a quel momento, si fosse sentita finalmente libera di essere ciò che voleva. E, la scoperta più bella, fu che a renderla prigioniera e poi liberarla ero stata proprio io!

Da quel momento il bisogno di saperne sempre di più, mi spinse a seguire tutti i seminari che mi venivano proposti ed ogni volta, scavavo sempre un po’ di più dentro me e riaffioravano situazioni che, piano piano, andavo a comprendere e trasformare. Decisi in seguito, di intraprendere il percorso per divenire Consulente. I seminari di formazione venivano condotti direttamente da Claudia Rainville, la microbiologa canadese che ha portato la conoscenza della Metamedicina in Italia, dopo aver scoperto quanto il  corpo racchiuda in sé i segni della nostra sofferenza sia emotiva che fisica.

Claudia è una donna fantastica che ama la Metamedicina come un figlio e ad essa dedica tutta la sua vita. Non ha mai paura di mostrare quanto lei stessa, in ogni istante, riconosca le sue ferite attraverso le storie di coloro che le si rivolgono. E' solita dire la frase "Si insegna ciò che si deve imparare" e, con tanta umiltà ed abnegazione, fa comprendere a chi le si rivolge, l'importanza di assumere la propria responsabilità della creazione di ogni evento positivo o negativo della propria vita.
Claudia Rainville
Mi chiedevo spesso allora, osservandola da vicino, come potesse una donna alta 1.60, sprigionare così tanta forza, tanto coraggio e un immenso magnetismo, anche e soprattutto quando deve utilizzare modi molto diretti per far comprendere alle persone quanto in quel momento non riescono a lasciare andare il ruolo di vittime. E nel tempo, ho compreso quanto la parola Amore abbia un senso più grande di quello che sempre creduto. Amore è accoglienza, ma è anche la capacità di permettere agli altri di camminare con le loro gambe. Ricordo in particolar modo un evento che mi toccò personalmente. Durante un seminario mi ammalai, contraendo (e lo scoprii molto tempo dopo) la legionella. Mi salii la febbre a 40 il secondo giorno del seminario che durava una settimana. Non riuscivo a partecipare al lavoro in sala poiché le forze mi mancavano. Un pomeriggio, stavo molto male, più che fisicamente si trattava di qualcosa che mi logorava dentro. Salii in sala in un momento in cui la febbre era scesa e dissi a Claudia "Non ce la faccio, aiutami ti prego....Non ce la faccio da sola". Lei, con uno sguardo fatto del più profondo amore, mi disse "Hai in te tutto ciò che ti serve, ma devi giungere al perdono di te stessa. E' possibile, Laura che questo sia il passaggio obbligato per te? E' possibile che tu abbia ancora bisogno di sentirti amata da me come una madre e non voglia assumere da sola la responsabilità di quella bambina che è dentro te e che ti sta urlando la sua rabbia per attrarre la tua attenzione?" Scoppiai in un pianto come mai mi era accaduto prima. Mi sentivo paralizzata per quello di cui stavo prendendo coscienza. Avevo per tutta la vita aspettato che qualcuno mi raccogliesse mostrandomi il suo amore... Aspettavo ancora a 40 anni, quella madre che mi dicesse "Ti amo figlia mia, così come sei, perché sei perfetta così ai miei occhi". Tornai in camera annichilita dal dolore. Presi un cuscino e cominciai a picchiarlo forte, urlando tutta la rabbia che mi ero tenuta dentro per così tanto tempo verso una madre che avevo ritenuto non mi amasse. La febbre, quella notte, salii oltre i quaranta gradi. Sognai Claudia che, seduta davanti a me, mi ripeteva di stare tranquilla e accogliere quel dolore, comprenderlo e lasciarlo andare. Non riuscii in questi giorni ad uscire dal letto e mi presi tutto il tempo per comprendere che quella malattia mi era giunta in aiuto perché mi fermassi e mi ascoltassi. La febbre alta mi impediva di fare qualsiasi cosa, obbligandomi all'immobilità. Usai quei giorni per parlare alla me stessa che si sentiva così piena di rabbia. Imparai a prenderla per mano e a condurla alla comprensione, ad esserle madre e padre e a farla sentire amata. Mi ci vollero dieci giorni per riuscire a fare i primi passi poiché le ossa sembravano finite, ad una ad una, sotto le ruote di un tir, ma furono i dieci giorni in cui avvenne dentro me e a livello profondo, un cambiamento enorme. Non sentivo più rabbia e rancore verso mia madre, ma comprendevo di essere stata molto amata e che ognuno di noi da’ sempre il meglio di sé stesso. Comprendevo che mia madre mi aveva amata secondo ciò che lei aveva imparato e che, sicuramente, se le fosse stato dato amore dai suoi genitori, me lo avrebbe trasmesso. Provai tanto amore verso di lei e soffrii per tutto ciò che non aveva ricevuto. Durante il seminario successivo, andai verso Claudia e la ringraziai di avermi fatto comprendere che non si deve cercare di far funzionare gli altri come mezzo per succhiare amore, ma apprezzare coloro che ci mostrano la strada per poter farcela da soli. Lei mi guardò e mi disse che mi vedeva molto cambiata, maturata e che sentiva che avrei fatto tanto per la Metamedicina. Così è oggi. Sono consulente e mi occupo di portare alle persone tutto l'amore che ho dentro. Mi sono occupata in questi anni, di comprendere che avevo riempito la mia bottiglia di acqua sporca. Una volta che l'ho sostituita con quella pulita, oggi è talmente fresca che mi piace poter dar da bere a chi ne vuole. Così è l'amore quando Gesù dice "Ama il prossimo tuo come te stesso". Come avrei potuto prima dare amore incondizionato agli altri se dentro me la mia energia fluiva nel rancore, nel giudizio verso me? Oggi mi occupo di Metamedicina quasi a tempo pieno, proponendo percorsi alle persone o attraverso i consulti rivolti a chi me li chiede. Il mio compito è di informare sempre più anime su chi siamo e cosa facciamo perché diventiamo sempre di più a seguire questa fantastica filosofia che ha in sé tutto ciò che serve per crescere.

Non è salvando gli altri che possiamo amarci. Ma è solo amandoci che possiamo condividere il nostro amore per farlo sempre più crescere. Ci sono tante, tantissime persone che hanno bisogno di andare in aiuto degli altri ma conducono vite piene di problemi. Occuparsi di sé è il primo passo e non si è egoisti quando decidiamo di farlo. Ma non possiamo, secondo me, fare tutto da soli. Abbiamo bisogno di chi ha già percorso un pezzo di strada perché ci mostri con il suo Essere e non con le parole, come si giunga a ricordare quanto siamo fatti di solo Amore. L'operatore di Metamedicina è solo uno strumento, offre solo strumenti. Ha sviluppato l'arte dell'ascolto profondo, dell'accoglienza e della compassione, ponendosi da specchio perché l'altro trovi dentro sé ogni risposta.
Juan Segundo

2 commenti:

  1. Spero con tutto il cuore che possa essere d'aiuto a sempre più persone,perché non si esiti a chiedere aiuto. Laura

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    1. Grazie, Laura, del tuo commento! Spero anch'io che quante più persone possano conoscere questa e altre tecniche positive per riprendere in mano la propria vita e migliorarla, migliorando così anche quella di coloro che gli stanno vicino.

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