venerdì 10 settembre 2010

Centro di gravità. Permanente.

Riporto testualmente una riflessione che potrete trovare sul libro Il Tao per un anno, di Deng Ming-Dao, e che paragona la crisi da 'pagina bianca' con quella che, nella vita, prende quando siamo senza bussola. Viste le discussioni esistenzialisticheggianti di questi ultimi giorni mi sembra appropriata.
"Quando un artista crea, assomiglia ad uno sciamano. L'ispirazione gli giunge come un dono. I seguaci del Tao fanno lo stesso.La loro consapevolezza del Tao non è nulla di chiaramente formulato, né qualcosa che essi possiedono: è il Tao ad andare loro come un dono. Per questo le arti e il Tao sono così saldamente alleati: perché l'atto del ricevere e dell'esprimere è il medesimo.
Proprio come l'artista teme l'incapacità di fare arte, così il seguace ha il terrore di non sentire più il Tao.
Spesso le circostanze ci impongono di creare: come atleti sul campo di gara, come oratori di fronte al pubblico, come musicisti sul palcoscenico, come cuochi ai fornelli o genitori alle prese coi figli. In che modo mantenere vivo il flusso? Alcuni cercano di farlo conducendo una vita ordinata e regolare, altri mantenendosi costantemente attivi. Ognuno di noi è diverso, dunque non esiste nulla di assolutamente giusto o sbagliato. L'unica cosa che conta è sentire il Tao e tenere questa percezione in vita il più a lungo possibile. Se riusciamo a scoprire ciò che vi è di speciale e nascosto in noi, e a imparare ad esprimerlo, allora conosceremo il Tao."
Forse, allora, è meglio cercare un centro di gravità permanente.
TIM 

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