mercoledì 10 novembre 2010

Fittasi

Una discussione ascoltata qualche giorno fa in un negozio e una notizia letta su un quotidiano locale, mi ha fatto tornare alla memoria un fatto accaduto una decina di anni fa. Ero arrivato da poco a Vercelli e lavoravo come facchino per una cooperativa in un magazzino di logistica. Inutile dire che il 90% del personale era extracomunitario, in special modo africano (oggi la percentuale butta di più verso albanesi, rumeni ed est europei in genere), visti gli stipendi da fame e soprattutto la loro diluizione nel tempo (questa situazione, invece, oggi non è cambiata, anzi se possibile è peggiorata). Tra questi compagni di lavoro 'abbronzati' (come direbbe qualcuno che sta in alto, ma che sta inesorabilmente scivolando verso il basso, anzi verso i bassifondi da dove era venuto), diversi avevano studiato ed erano laureati al loro paese. Ricordo un ingegnere, questo però filippino, che era istruttore di operai specializzati per una grossa casa automoblistica al suo paese, e che, costretto dalle cose della vita a venire in Italia, passava le giornate a smistare bulloni e specchietti retrovisori, per beffa del destino per auto della stessa casa!
Ma veniamo alla nostra storia. Un amico marocchino, laureato in economia aziendale a Casablanca, poi emigrato prima in Francia (dove faceva il buttafuori in un locale, vista la stazza), e infine in Italia, cercava un appartamento in fitto un po' più grande per poter fare il ricongiungimento con la moglie. Esiste infatti una legge secondo cui la casa deve avere una cubatura proporzionata al numero di persone che la abitano. Poiché lui stava in un monolocale e la polizia municipale gli aveva comunicato che se portava un'altra persona lo spazio era insufficiente (e ora che gli universitari stanno in 8-10 in 3 stanze cucina e bagno? ho amici che lo fanno), aveva deciso di cercarsi un altro alloggio. Ogni volta che si presentava ad un'agenzia immobiliare, la risposta era sempre la stessa: ci dispiace, ma non abbiamo niente; e quando faceva presente che la loro pubblicità diceva che erano disponibili immobili che potevano fare al caso suo, ogni scusa eran buona per rimandarlo indietro. Così, visto che vicino casa mia si era reso libro un bilocale arredato ed era stato messo fuori il cartello 'fittasi', d'accordo col mio amico, ho chiamato io per chiedere le condizioni di fitto e un appuntamento per visitare la casa. Tutto a posto finché all'incontro mi sono presentato col mio amico abbronzato e muscoloso e ho rivelato che la casa era per lui. Non ci crederete, o l'avrete immaginato, ma la casa era appena stata data ad un'altra famiglia. Inutile dire che l'appartamento è rimasto poi sfitto per diversi mesi; probabilmente le mie maledizioni hanno colpito nel segno.
Ricordo che all'università il professore di antropologia ci spiegava che negli anni '60 sulle porte delle case di Torino c'erano cartelli con la scritta: "Non si fitta a meridionali" e il motivo era che le famiglie del sud erano numerose e disturbavano la quiete di quelle piemontesi, composte da genitori e massimo un figlio.
E' proprio vero che c'è sempre qualcuno che è più a sud di qualche altro!
TIM

6 commenti:

  1. Che poi, in realtà, spesso a dare guai sono proprio gli inquilini apparentemente più "rispettabili".
    Purtroppo il pregiudizio é generale. Non a caso quando noi italiani andiamo all'estero, spesso incontriamo lo straniero di turno che, simpaticamente (si fa per dire) se ne esce fuori con "Ah! Italiano pizza mafia spaghetti!"...

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  2. Purtroppo è proprio così. Certamente molti stranieri in Italia non sono propriamente dei santi, ma spesso accade perché è il loro incarnato culturale a farli apparire spavaldi o menefreghisti o maleducati. I delinquenti ci sono tra gli italiani come tra gli stranieri. D'altra parte se in Italia alcuni possono fare quello che vogliono è peerché hanno trovato un humus favorevole; nessuno ha portato novità nel bel paese: la mafia, la camorra non vengono, per esempio, dall'Albania o dalla Romania, anzi 'assumono' albanesi e rumeni per i loro traffici.
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  3. Il termine "facchino" non rende la completezza della tua ex condizione, io opterei per un più confacente "schiavo".
    Non vorrai, spero, che a causa di questa tua leggerezza nella scelta della terminologia, l'aziemda ci rimetta la faccia guadagnata col sudore e con la passione che l'ha sempre contraddistinta?

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  4. Sudore e passione di chi? o non è mica l'ammore che ci contraddistingue?
    Temistocle

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  5. Purtroppo però è anche vera. Ti consiglio, se non già l'hai fatto, di dare un'occhiata ai commenti di Giuseppe Tararà (che purtroppo non so come raggiungere) al post di Alex di ieri sui 'sacrifici'. Penso che 'noi' meridionali conosciamo bene quella situazione di esser messi da parte; anche per questo, penso, noi sudisti al nord tendiamo a fare 'comunella' (proprio come gli extracomunitari): forse in fondo per acune cose non ci sentiamo a casa nostra, anche se siamo in Italia.
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