venerdì 12 novembre 2010

Il mitico Gabrielli e un pezzo di vita

Questo è il post numero 100. E volevo dedicarlo non ad una riflessione dotta (sic!) sul presente o sul futuro del blog, sulla sua storia gloriosa dai primi vagiti ai record di ascolti con 14 (dico quattordici!) contatti di qualche giorno fa. Non sulla rete, sulla scrittura o sugli amici, la politica o 100 altri argomenti in cui sversare la mia erudizione.
Niente di tutto ciò. Il 100.mo post della mia fulgida carriera di blogger lo voglio dedicare ad un dizionario: il mitico "Grande Dizionario Illustrato della Lingua Italiana" di Aldo Gabrielli. Due volumi rossi e grossi, in una confezione di legno; sì, sono proprio quelli che vedete nella foto. Ma qui non voglio tessere le lodi del libro in sé (edizione 1989, editrice CDE - Gruppo Mondadori, con illustrazioni 'al tratto' e tavole a colori, circa 4000 pagine in totale), anche se si tratta di un'ottina edizione, che ho iniziato ad usare regolarmente da un po' di tempo a questa parte per le mie scorribande letterarie. Voglio, invece, raccontare la sua storia, la storia di questi due volumi.
Ho evidenziato il termine mitico nel presentarlo, perché ha rappresentato per me da sempre un oscuro oggetto del desiderio. Avevo gia trent'anni quando ho cominciato a vederlo sulla scrivania di mio zio, L. V., maestro per diploma, direttore di ufficio postale per hobby, ma con un solo vero lavoro: giornalista (pubblicista) sportivo. Prima per 'Il Tempo', poi con la chiusura negli anni '90 della sede del giornale nella sua amata Reggio Calabria, collaboratore con vari quotidiani nazionali e locali. Zio L. raccontava con la sua tipica passione le vicende del secondo amore (dopo la famiglia) della sua vita: la squadra della Reggina. E con la stessa tipica passione partecipò alla fondazione del giornale ufficiale della tifoseria granata: Forza Reggina. Ricordo come ogni settimana girasse tutta Reggio per andare a ritirare le inserzioni pubblicitarie con cui pagava il foglio e un altro giro era d'obbligo per consegnare i giornali appena usciti dalla tiopografia.
Poi, quando ormai l'età della pensione era arrivata e poteva dedicare molta parte del suo tempo a gironzolare per le primi pendici dell'Aspromonte alla ricerca di erba di campo da cucinare e funghi da conservare, all'improvviso qualcosa ha fatto tilt nella sua testa e nel giro di qualche ora ha salutato questo mondo. Ma bisogna essere grati per lui, perché la vita se l'è goduta veramente sino in fondo. Lo rivedo ancora tornare a casa sulla sua 128 verde pisello, col sedile posteriore pieno di cassette odorose di funghi, bastone e coltello al fianco e un sorriso soddisfatto stampato sul viso. E a questo punto vengono in mente anche le sue marmellate, i suoi torroni fatti in casa: ogni ingrediente era scelto con cura e non ne iniziava la preparazione se non aveva trovato i canditi o i pistacchi o lo zucchero che diceva lui.
Alla sua morte il dizionario, che zio L. usava perché (da buon maestro elementare, perché quello era il suo spirito vero alla fine) voleva che ogni parola usata, anche se per scrivere di uomini adulti che in mutande prendono a calci un pallone, doveva essere quella esatta, nella giusta accezione e con la giusta tonalità, passò a mio padre.
Non mi soffermo su questa parte della storia del libro, perché ancora non l'ho metabolizzata a dovere, e parlare di mio padre è ancora presto; è difficile poter essere obiettivo, barcamenandomi tra pregi e difetti, lati oscuri e verità conclamate.
Ora il mitico Gabrielli è qui davanti a me, di fianco alla tastiera, l'ho già consultato un paio di volte per scrivere questo post. Anche a me piace avere rispetto per le parole e per chi le legge. E questo libro mi aiuta a farlo.
Ecco, alla fine più che parlare di un libro ho parlato di me, di persone che ho conosciuto e amato. Forse perché la storia di un libro fa la storia della persona; o meglio è la storia di una persona che si legge anche attraverso la storia di un libro. O almeno così a me sembra.
E questo è un altro pezzo del mio passato, di quelli che diventano caposaldi (si scrive così, l'ho visto sul mitico Gabrielli).
TIM

2 commenti:

  1. è davvero un bel post! comunque capita anche a me che alcuni dei miei post preferiti non li commenta (e forse nemmeno legge) nessuno...
    E Guccini è uno dei miei miti, questa canzone poi è bellissima (anche se fatico a trovare una sola canzone NON bellissima di G) :)

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  2. Anche se ci siamo 'conosciuti' da poco vedo che abbiamo molti interessi in comune (ho sbrirciato il tuo profilo). Io sono cresciuto schitarrando Guccini, Vasco e Pino Daniele a tutto spiano.
    Temistocle

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