martedì 21 giugno 2011

Le interviste possibili: Davide Mana

Ora ditemi voi se per fare quest’intervista son dovuto andare al decathlon, quello in fondo a corso Torino, a piedi, ché l’auto si era presa un giorno di ferie senza avvisare. In questo periodo di piogge e grandinate ho anche beccato l’unica giornata di sole a picco: 32°! E tutto questo perché? Perché il personaggio di oggi mi ha fatto sapere di voler essere intervistato”sul campo”, cioè mentre lavora, epperciò mi ha chiesto (in modo perentorio) di attrezzarmi per un escursione in montagna dove, a suo dire, doveva effettuare alcuni controlli “in grotta”. Gli ho fatto notare che sono claustrofobico e che il massimo dell’escursione per me è quando di notte mi alzo per andare in bagno. E già lì ho difficoltà a tornare al buio in camera da letto. Ma una mail mi avvisava solo del giorno, dell’ora e del posto da dove saremmo partiti per il viaggio: sabato, alle 10 del mattino, da casa sua.

Studio un po' il personaggio, poi mi organizzo per bene, con mappe stradali di ogni tipo e alla fine, su una vecchia carta militare del 1923 a cura del Regio Esercito Italiano, riesco a scovare il posto indicatomi da Davide. Parto alle 5.45 del mattino, attrezzato con due thermos: uno con una tisana alla melissa e arancio amaro (per lo stomaco: quando sono sotto pressione ho sempre problemi di… mi avete capito) e uno con una bevanda di orzo all’anice.
Alle 9.15, mentre cerco di orientarmi con la cartina in mezzo a strade sterrate e cartelli di legno con indicazioni tipo: vi siete persi, eh!? comincio a capire perché l'SDA non gli consegna i pacchi.
Per fortuna che c’è il sole, perché mentre continuo a distruggere i copertoni su spuntoni di roccia, affilati come il coltello di Annie Wilkes, che emergono dalla carrabile che sto percorrendo, vengo abbagliato da riflessi di luce. Mi fermo e penso che ci sia una qualche finestra che riflette quella luce. Quindi se c’è una finestra c’è anche un casa. Ma poi mi rendo conto che i riflessi hanno un senso, cioè sono intermittenti, come se qualcuno stesse usando l’alfabeto morse marino.
Di quest'ultimo non capisco niente, ma decido che, perso per perso, tanto vale provare; così faccio inversione ad U e riesco ad individuare la traversa giusta: all’imbocco c’è una buca da lettere col nome: Davide chessietevenutiaffarequa Mana, seguito da alcuni segni per me indecifrabili, che non riesco a capire se siano lettere di qualche linguaggio alieno o solo resti decennali di mosche di passaggio.
Raggiungo la mèta che sono quasi le 10, quindi in perfetto orario. Lascio l’auto fuori dal cancello ed entro cercando qualcosa con cui avvisare del mio arrivo, che so’ un campanello, un batacchio da suonare; ma niente.
A questo punto vedo qualcuno seduto su una sdraio sotto un albero di ciliegio con un libro in mano; mi avvicino cercando di fare rumore con le scarpe sul ghiaietto e quando sono quasi dietro di lui, mi fa Siediti.
Ciao, sono Temistocle. Sono arrivato appena in tempo, possiamo partire in orario, gli rispondo mentre mi metto davanti a lui. Sì, è proprio Davide, che senza alzare lo sguardo dal libro mi dice Non si va da nessuna parte, voglio sapere come va a finire questo libro. Siediti e tira fuori le domande. Resto un po’ stranito, un po’ deluso (vederlo all’opera su qualche larva di Dermestes Maculatus sarebbe stato interessante) e un po’ sollevato (non si scarpinerà in qualche burrone senza uscita apparente).
Ecco, in quel momento capisco che Davide è così. D’altra parte voi prendereste sul serio un tipo come quello della foto? Con quel panama in testa che sembra messo lì per proteggere dai raggi extraterrestri dei vegani che cercano di condizionare la sua mente?
Getto un’occhiata dietro di lui e osservo la sua casa: sembra un bel casale ristrutturato. Peccato per quella specie di dependance che si nota poco distante dal fienile. Ha un aspetto poco rassicurante e soprattutto mi sembra di conoscerla, di averla vista da qualche parte. Ma non so dove e in quel momento non ho tempo di starci a pensare.
Tiro fuori il registratorino (sempre quello di Mauro Bianchi) e inizio.


Vuoi dire qualcosa per presentarti ai lettori del mio blog che ancora non ti conoscono?



Mi chiamo Davide Mana, sono nato a Torino nel 1967. Sulla mia carta d'identità c'è ancora scritto “Studente”, ma checché ne dica l'anagrafe, al termine di una carriera universitaria quantomai avventurosa, mi sono laureato in Geologia, per quasi dieci anni sono stato ricercatore e formatore freelance, ed ora sono ricercatore (finché dura) all'Università di Urbino. Mi occupo di animali morti – di piccolissimi animali morti, essendo un micropaleontologo. È molto più noioso di quanto non sembri.
Nel tempo libero, scrivo, gestisco un blog che si chiama strategie evolutive (con la minuscola), e tengo corsi e conferenze pubbliche.
Ho anche lavorato come traduttore, centralinista in un call center, come tecnico di laboratorio, come insegnante di italiano per stranieri, come spaventapasseri e come addetto al servizio d'ordine in alcune manifestazioni pubbliche.
Come micropaleontologo, ho una decina di pubblicazioni a mio nome.
Le mie storie ed i miei articoli non accademici sono molti di più, e sono comparsi in Italia, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, in Francia e in Giappone; esiste persino del mio materiale piratato su eMule – cosa che considero un segno del fatto che ce l'ho fatta, sono un dannato professionista.
La prossima uscita è un racconto su un'antologia internazionale destinata a raccogliere fondi per la Croce Rossa proprio in Giappone.
Penso che, nonostante questa tua brillante carriera abbia avuto anche tu un’infanzia e un’adolescenza. Perciò cosa le ha popolate, parlando di letteratura, cine-tv, musica? c’ero lo zampino della tua famiglia nelle tue scelte?


Io sono cresciuto con la TV in bianco e nero. “The Avengers” si intitolava “Agente Speciale”, “I Spy” si intitolava “Partita a Due”. Ho guardato tutta la prima stagione di “Spazio 1999” abbarbicato su uno sgabello in cucina. Sono tre serie televisive, quelle che ho citato, che mi hanno marchiato indelebilmente – il surrealismo e l'eleganza di Steed e EmmaPeel, le località esotiche del telefilm con Culp e Cosby (il Giappone, Hong Kong!), e quello spazio interstellare vastissimo e misterioso davanti al quale il Dottor Bergman diceva sempre “Non lo so” (un autentico mantra, per chi si dedichi seriamente alla scienza), sono una parte importante della mia formazione culturale.
Appartengo anche alla generazione che ha visto Gundam in TV, senza bisogno di DVD. E naturalmente allora l'Episodio Quattro si intitolava semplicemente Guerre Stellari.
Come letture, a parte i classiconi (Salgari, Burroughs, Verne... che odiavo, tra l'altro), e una marea di fumetti, sono cresciuto con i volumi della Libra, e con le collane classiche della Nord.
Sul versante fantascientifico, resto un fan dichiarato di Hamilton, Williamson e Brackett, il fantasy l'ho scoperto con Lyon Sprague de Camp e il suo amico Fletcher Pratt (ben prima di scoprire Conan, tra l'altro).
E poi via, tutti gli altri. Vance e Wolfe, Herbert e Dick.... E poi quelle cose che allora esistevano e ora paiono scomparse – Peter Kolosimo, Carl Sagan, Thor Heyerdahl, Jacques Cousteau... Ripensandoci, mi pare di aver passato quasi dieci anni – tra medie e liceo – solo a leggere letteratura d'immaginazione. Prevalentemente fantascienza. E mi rendo conto di essere stato fortunato, poiché il mio periodo di formazione ha coinciso col momento nel quale, nel nostro paese, la disponibilità di immaginario era vastissima ed estremamente varia (e potrei dire lo stesso per il poliziesco, o per la saggistica). Oggi il panorama nelle librerie è desolante – come fanno i ragazzi a formarsi un gusto proprio?
La mia famiglia, in tutto questo, è sempre stata presente ma mi ha sempre concesso la libertà di esplorare i miei interessi senza interferire. E per questo i miei genitori hanno tutta la mia gratitudine.


Ti giuro che rileggerò con attenzione questa tua risposta, e se vuoi sosterrò un esame apposito nella prossima sessione; ma non chiedermi anche le date perché io non me le ricordo mai! Quando studiavo per prendermi una laura avevo un professore di storia che appena entrato in classe apriva il registro (proprio come si fa alle superiori!) leggeva due o tre nomi e annunciava, ad esempio: battaglia di Austetrliz e il malcapitato doveva dire la data. Solo dopo 5 minuti di interrogatorio stretto cominciava la lezione. Ma per fortuna che non ho fatto con lui l’esame! Comunque, a prescindere, ora come sono cambiati, se lo sono, i tuoi gusti?
Invecchiando, la percentuale di saggistica aumenta, mentre quella di narrativa diminuisce.
E pur restando un fiero sostenitore della fantascienza, leggo molto più fantasy che in passato – forse perché l'offerta è aumentata. E non ho più certi integralismi adolescenziali, naturalmente. Non mi interessa se Lovecraft lavi più bianco di Dick o tutti quei discorsi da fan nei quali, in retrospettiva, ho buttato un sacco di ore attorno ai vent'anni. E poi sto tornando al passato, per cui mi interessa di più – per dire – una nuova edizione de Le Mille e Una Notte che non il nuovo romanzo di Lois McMasters Bujold. Poi lo leggo lo stesso, il romanzo della Bujold, ma... ecco, ho delle altre priorità che non dipendono più tanto dalla lista dei Premi Hugo, quanto da altri elementi. Rimango abbastanza fedele al genere, ma sono molto più possibilista.


Mi guardo attorno cercando di essere il più naturale possibile, poi ingoiando tutta la saliva che mi ha nel frattempo invaso la bocca chiedo con voce quasi inudibile: bzzbzzbbzz. Come? Mi urla lui alzando leggermente gli occhi dal libro. Mi faccio coraggio e ripeto a voce più alta:
Ti piace il posto dove sei cresciuto e dove vivi oggi? e come ti ha influenzato? anche nello scrivere…

Sono nato e cresciuto a Torino, che è una città che amo molto, e che mi ha certamente influenzato, tanto per le atmosfere, che per la personalità generale, un po' chiusa, un po' troppo prudente.
Ed infatti quello è il rovescio della medaglia – il culto della discrezione a Torino, specie fino alla fine degli anni '80, era tale, che cercare di fare o dire qualcosa di diverso era una forma di maleducazione inammissibile.
Volersi mettere in mostra, cielo, che arroganza! Scrivere, recitare, suonare, mai. Vivere a Londra per un anno, nel '92, mi diede una prospettiva piuttosto diversa, e io credo, salutare. Ora, da quasi tre anni vivo in un paese di mille anime scarse in provincia d'Asti... nell'Astigianistan, come dico talvolta. Ritmi diversi, un diverso modo di rapportarsi agli altri. Ma non è male – a parte le battute sull'Astigianistan – ed è tutto parte del processo di apprendimento.


Ho visto, venendo qui, che il posto è bello. Certo se mettessero qualche cartello in più sembrerebbe meno il deserto dell’Arkansas dei western anni ’70. Ma… Cosa? Ruggisce da sotto la tesa del panama. No…è che…, continuo io, ma la tua famiglia si interessa a quello che fai ora?
No. Mio fratello di quando in quando legge il mio blog, e se glielo chiedo rilegge i miei racconti per segnalarmi i refusi. Mio padre credo non sappia neanche che ho un blog. Mia madre, poche settimane prima di morire mi disse che di leggere ciò che io scrivevo non le importava nulla. Non fu proprio bellissimo, ma posso capirlo.


Butto lì un: Maestro! per cercare di ingraziarmelo un po’, vista la piega che sta prendendo l’intervista. Davide chevvuoi Mana si ferma, abbassa (addirittura!) il libro e con sguardo angelico mi dice: Dimmi, caro! Prendo coraggio e dopo un’occhiata agli appunti chiedo tutto d’un fiato: come scegli gli amici, o come gli amici scelgono te? e loro, i colleghi di lavoro, condividono i tuoi stessi interessi, conoscono la tua passione per la scrittura o sanno che gestisci un blog che magari si interessa di ‘cose strane’?

Gli interessi comuni sono alla base di gran parte delle mie amicizie. Di solito l'interesse comune innesca il dialogo, e poi ci si rende conto che è divertente, e si continua parlando anche d'altro. Di solito scherzo e dico che i miei migliori amici sono a per lo meno ventimila chilometri da dove sono seduto, ma non è vero – ho anche un paio di amici ad una decina di chilometri, ed una manciata di amici a non più di novanta chilometri. Un dato piuttosto curioso è che gli amici che frequento più da vicino solitamente non si interessano alle me attività online – non leggono il mio blog, ad esempio. Begli amici, eh?

Gente ingrata! Bel posto questo… bell’aria… eh… Perché non vieni al dunque, spara Davide sbrigatichehofretta Mana. Ecco, veramente volevo permettermi di chiederti se sei credente, in qualcosa o in qualcuno.

Anni addietro, alla visita militare, alla voce “Religione” sul modulo, scrissi “Agnostico”. Il caporale che raccoglieva i moduli lo lesse e mi disse “Ecceccosavuoldire?” (una parola sola), ed io gli risposi “È come ateo, ma più zen”. Mi guardò come se fossi appena sceso dal disco volante. Sono stato cresciuto da cattolico, ma ho dato le dimissioni. Sulla figura di una entità creatrice, spiacente, non ho dati conclusivi – e tutto nella mia professione mi porta a dubitarne (essere paleontologi significa anche non dormire tranquilli la notte, pensando a certe cose).
Ma rispetto ogni forma di spiritualità – finché non si mette a sindacare sulla mia vita privata, sul mio ambito professionale, o non cerca di uccidermi con un'auto-bomba. Mi aspetto da ogni forma di spiritualità, che le mie opinioni vengano rispettate (ed è lì che comincia a marcare male).
Allora a questo punto non posso che farti una domanda, come dire… personale. Mi fermo un attimo per aspettare qualche reazione particolare, ma lui mi sembra calmo, quasi sorridente. Evidentemente è pienamente soddisfatto della risposta che ha appena dato. Così continuo: Azzardo una domanda che non c’è nei questionari degli altri intervistati... E qui mi sembra che da dietro il libro gonfi il petto con soddsfazione. Ma è una mia impressione, eh e nasce dal fatto che, oltre a Strategie Evolutive, tu gestisci un blog dal titolo inequivocabile: Buji Zen. Allora, anzitutto cosa significa Buijzen; e poi cosa ti ha avvicinato alla disciplina zen e quali aspetti apporta nella tua vita?
"Bujizen" è un termine giapponese che indica un atteggiamento di eccessiva sicurezza nell'avvicinarsi allo Zen, come se l'illuminazione si potesse ottenere senza sforzo. È inteso come una critica ironica a certe scuole zen non-tradizionali. L'ho scelto per un motivo di una sciocchezza colossale - ci sono tanti di quei blog là fuori con la parola "Zen" nel titolo, e che trattano dalla cucina a microonde allo sci fuoripista, che qualcosa di molto diverso ci voleva per forza, per un blog che volesse parlare di zen e taoismo in modo non serioso.
Per quel che riguarda poi la mia esperienza, ho cominciato a interessarmi alla filosofia zen quando ero al liceo, nella prima metà degli anni '80 (sì, mi sento vecchio), quando scoprii un bel libro intitolato "La Cultura Zen", e da allora ho continuato ad approfondire l'argomento. Ho letto libri a carrettate, ho seguito un corso breve nel '92, ho scambiato mail con un sacco di gente da quando ho avuto internet. La cosa ha raggiunto il suo apice quando, tre anni or sono, ho tenuto un corso di introduzione al taoismo per l'Istituto ItaloCinese di Torino - fu proprio come prodotto del corso che nacque il blog Bujizen.
Quali aspetti apporta nella vita... mah - il livello di stress è calato notevolmente, e credo abbia contribuito a tenermi in carreggiata nei momenti, e non sono mancati, in cui le cose hanno preso una brutta piega. Si tratta di un approccio diverso alla risoluzione di certi problemi. Oggi come oggi, l'elemento che continua a interessarmi, in queste filosofie, è che si tratta di un approccio molto simile a quello scientifico (per quanto possa suonare incredibile) e con il valore aggiunto di una buona dose di umorismo.
Bene, torniamo alle… Bellissimo, esplode Davide porcapupattola Mana. Resto sbigottito per qualche attimo, pensando di aver toppato in qualcosa, ma poi mi accorgo che la sua esclamazione si riferisce a qualcosa che è successo nella storia del libro che sta leggendo. Infatti nei brevi istanti che io faccio la domanda, Davide sovvelocissimoaleggere Mana fagocita anche pagine intere del volume che ha in mano. Non può essere, che colpo di genio, un personaggio perfetto! continua, e questo mi da l’aggancio per la domanda successiva. Ecco, a proposito di personaggi, da dove vengono fuori i tuoi personaggi e le tue storie? qual è un tuo personaggio, o lavoro, a cui sei particolarmente affezionato?
Da ciò che leggo, dalle persone che incontro. Di solito, cerco di creare personaggi che mi interessino – perché se non interessano a me, come diavolo posso sperare che interessino a qualcun altro? E cerco dei personaggi che possano presentare delle difficoltà in fase di scrittura, che mi portino un certo livello di coinvolgimento emotivo – perché credo che se ci mettiamo un po' più di fatica, scriviamo meglio. Per cui, chissà, qualche guru della scrittura potrebbe dire che le mie storie sono “character-driven” anziché “plot-driven”. O qualcosa del genere. Io coi guru della scrittura, specie quelli che usano espressioni come “plot-driven”, ho poca pazienza.
Personaggi o lavori a cui sono affezionato – spesso no, perché una volta pubblicato e riletto, trovo ciò che scrivo sempre inferiore ai miei standard. Sono molto affezionato a Bobbie Howard, la versione parallela e femminile dell'autore di Conan attorno a cui ruota la mia storia “La ballata di Bobbie Howard”. E mi piace molto “La Regina dei Pirati di Atlantide”, la storia che ho presentato al concorso Ucronie Impure di Alex Girola – credo di aver fatto un buon lavoro, ed avrei voluto avere più spazio. Chissà che un giorno o l'altro...
Ma la storia migliore, naturalmente, è sempre e comunque quella che devo ancora scrivere.
D’un tratto dal tavolino dove sono poggiati il mio registratore e il suo telefonino parte questa musica, e visto che non può essere il mio aggeggio a riprodurla, deve essere per forza il suo. Capisco che è la soneria e Davide chebbella! Mana resta estasiato con gli occhi per aria. Il telefonino, gli faccio. Davide ebbellissima Mana non muove un ciglio e continua a bearsi della musica. Ma non rispondi? gli chiedo di nuovo, anche un po’ infastidito dalla lagna che viene dal telefono. E’ la mia canzone preferita e la voglio sentire finché finisce. Ma se non rispondi chiuderanno la comunicazione! replico spazientito io, questa volta. A questo punto rientra nel corpo e mi risponde piccato: Se vogliono, richiamano! Ho capito e tento di smorzare la tensione che potrebbe nascere. Senti, per continuare, c’è un personaggio o un fatto a cui ti senti particolarmente legato e che ha influito e influisce sulle tue scelte?
Ho molti idoli, i miei santi personali – Charles Darwin, Richard Feynman, Carl Sagan... Oppure Michael Moorcock, Harlan Ellison, Fritz Leiber... Oh, sì... ammetto un profondo rispetto per il personaggio di Harry Flashman e per il suo autore, George MacDonald Fraser. Credo potrei crearmi un mio personale calendario dei santi e riempire ogni giorno senza difficoltà. Il che significa che, alla fine, non ho un singolo personaggio di riferimento. Alla fine, comunque, credo di dovere di più, in termine di scelte e di atteggiamento mentale, a persone incontrate faccia a faccia, a relazioni umane dirette, che non all'influenza – per quanto presente – di grandi autori o personaggi.
Guardo il libro che tiene in mano ma non riesco a capire di cosa si tratta, perché le scritte sono in una lingua che potrebbe essere hindu, vietnamita o bergamasco della bassa. Vedo solo che sulla copertina è raffigurata una specie di dea indiana che fuma qualcosa di enorme e vagamente raffigurante una canna. Non oso chiedergli niente perché potrei fare la figura dell’analfabeta (“Ma lo stai guardando, davvero non lo sai!? Tse!”), così procedo con un’altra domanda che è abbastanza spinosa, quindi la faccio e basta, senza preamboli. Ti piace l’Italia oggi? quali sono i suoi pregi, i difetti, le potenzialità?
Non mi piace esageratamente – credo che i difetti, primo su tutti il desiderio feroce di non avere responsabilità, seguito a ruota da un'assoluta mancanza di compassione, abbiano soffocato tanto la proverbiale brillantezza dell'italiano improvvisatore, un po' cialtrone ma onesto, quanto le potenzialità coltivate spesso faticosamente per anni.
Siamo un paese che invecchia rapidamente, intrappolato in un presente esteso in cui non esistono più né il passato né il futuro... come una permanenza forzata in una colossale casa di riposo in cui si attende la morte,e chi può permettersi di allungare una mancia alle infermiere magari ha due porzioni di torta la domenica.
Il desiderio di andarsene è ormai generalizzato. La consapevolezza di avere una scadenza – la mia, coincidente con la fine del mio dottorato di ricerca, è il fatidico 2012 – rende più facile distaccarsi, mollare, andarsene. C'è un'espressione poco educata della lingua inglese, “andare a piantare la propria croce sull'altra collina” - ecco, quando l'ipotesi di una vita durissima altrove diventa preferibile a ciò che il tuo paese ti offre, credo si sia arrivati al capolinea. Poi, nulla da dire sul paesaggio, l'arte, la civiltà antica e la storia. Paradossalmente, nulla da dire sui singoli cittadini – tutti gente fantastica, presi uno per uno. È l'Italia come sistema, di cui ciascuno di noi è una parte, che è ormai arrivata alla fine della corsa.
Con questa mi è andata abbastanza bene, nel senso che non aveva un’espressione tanto schifata mentre rispondeva, e ha riabbassato gli occhi soffermandosi sul libro solo 3-4 volte. Perciò mi faccio coraggio e faccio subito la successiva. Cosa pensi dei flussi migratori che negli ultimi venti anni stanno cambiando gli equilibri culturali, sociali e politici d’Italia e d’Europa?
In prospettiva storica, i grandi movimenti migratori ci sono sempre stati e – in retrospettiva – hanno sempre portato ad un rinnovamento vitale. Ed in prospettiva ecologica, la varietà è essenziale per la robustezza e la vitalità di un sistema. L'incapacità operativa dimostrata dall'Italia e dell'Europa nel reagire costruttivamente trasformando la tragedia (questi non sono turisti, questa è gente che sputa sangue un chilometro dopo l'altro) in risorsa, è la dimostrazione che Marshall McLuhan aveva ragione – la politica ci fornisce le risposte di ieri ai problemi di domani. Un esempio classico – il riemergere di spettri che si credevano sepolti con la Seconda Guerra Mondiale, se non con la Guerra dei Trent'Anni.
Stiamo finendo perciò andiamo un po’ più sul velluto, sul facile facile. Vorrei chiedergli qualcosa del Lemuria Social Club (che non ho capito perché una specie di casa editrice digitale -avete presente i vecchi Millelire?- abbia un nome così esotico) ma ho paura che si imbarchi in qualche discorso sull'indissolubilità di corpo e anima nella filosofia ming antica. Così rilancio in scioltezza: una cosa, una qualunque, che vorresti restasse di te.
Questa è difficile.
Mi piacerebbe riuscire a lasciare questa idea che sottoscrivo in pieno, che la specializzazione, in qualsiasi ambito, è l'anticamera della morte. Che la competenza richiede varietà, che le suddivisioni in materie, ambiti, dipartimenti, stili, generi, è solo una grossa sciocchezza quando applicata alla vita reale, che l'esperienza e la curiosità sono indispensabili e non possono avere confini o limiti. Che poter dire “Non lo so” è una grande opportunità, perché significa che c'è ancora spazio per esplorare.
Ma credi che mi daranno retta? Bah!
E’ finita! Come scrivevano sulle porte dei cessi delle stazioni le reclute a fine naja. Penso di esserne uscito abbastanza bene. Ora so qualcosa in più di Davide essiamonoi!essiamonoi! Mana, e anche l’atmosfera è molto più rilassata. Il riflesso del cielo è stupendo e non mi sono reso conto che abbiamo fatto sera! Abbiamo passato tutta giornata a parlare e non ho sentito neanche l’esigenza di andare a fare un po’ d’acqua! Miracoli della (fanta)scienza! Gli sparo l’ultima domanda, per evitare che succeda qualche altra cosa fuori dal normale: dove andrai in vacanza quest’estate?
Non lo so. Ho un sacco di lavoro da fare, un sacco di cose in via di sviluppo, e pochissimi soldi. Pessimo cocktail. Mi piacerebbe cominciare un pellegrinaggio dei musei fondamentali – l'Egizio di Torino, l'Oceanografico di Monaco, il NSM di Londra... uno in ogni weekend per il mese di settembre.Non sarebbe male. Ma forse resterò in panciolle sotto ai ciliegi, con una pila di libri.


Insomma le vacanze Davide spostatevidalsole Mana le ha già iniziate. O la sua vita è tutta una vacanza che interrompe con qualche giorno di lavoro? Mah!?


TIM

(Le altre interviste possibili: Nick, Simone M., Glauco, Alex, Edu, Ariano, Elvezio, Luca, Gelostellato ed Enzo)

30 commenti:

  1. Bellissima! Siete meglio di Steed e Peel; sieite i nuovi Brett Sinclair e Danny Wilde. Fantastico!
    A parte gli scherzi complimenti ad entrambi; senza nulla togliere agli altri l'intervista migliore finora.

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  2. @ Nick: beh, non esageriamo. Io mi accontenterei dei nuovi Sherlock Holmes e dottor Wattson. Comunque: grande Davide!
    Temistocle

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  3. Grandiosa. Bellissima intervista. Ancora una volta complimenti a te, e ovviamente anche a Davide. :)

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  4. Grazie Temistocle.
    È un piacere essere parte della comunità di personaggi che hai deciso di intervistare.

    @Nick
    ... o anche i nuovi Zuzzurro e Gaspare... ;-)

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  5. @ Glauco: per me ovviamente tutte le interviste sono importanti, perché dietro c'è una persona, con la sua vita, i suoi sogni ecc. Per alcune poi riesco anche a divertirmi a prepararle. Questa è stata una di quelle, ma tre giorni di lavoro!?
    @ Davide: il piacere è tutto mio, anzi tutto nostro!
    Temistocle

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  6. Oddio, stavo ridendo come un cretino. Siete meravigliosi, non aggiungo altro. ROTFL.

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  7. @ Angelo: meno male che ti fa quest'effetto e non qualche altro!
    Temistocle

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  8. @ Ferru: muchas gratias, senior.
    Temistocle

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  9. Bellissima intervista! :D Bravo TIM per come hai costruito il retroscena! E ovviamente bravo a Davide per aver fornito queste belle risposte! :)

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  10. Forse l'intervista più bella, ben bilanciata tra divertimento all'inglese e "acculturamento".
    Che Davide sia un gran personaggio lo so da tempo, e mi piace perché si atteggia proprio per non esserlo :-)
    In un paese pieno di saltimbanchi è un comportamento che trovo molto dignitoso ed educativo.

    Una domanda per l'intervistatore: ma non sei riuscito a prenderti una Laura perché era troppo veloce, o perché alla fine hai optato per un'altra fanciulla? :o)

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  11. @ Gianluca, Edu: grazie.
    @ Alex: è stato divertente "montare" quest'intervista, proprio perché il personaggio si prestava. La 'laura' l'ho presa, ma non era una fanciulla bionda e dagli occhi azzurri. E alla fine non mi è servita neanche a molto. Ma sono i casi della vita (ho provato con dativo e accusativo ma non ho avuto riscontri; alla fine era ablativo semplice!)
    Temistocle

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  12. Sì, la mia era una battuta stupida, scusami ;-) Comunque una fanciulla bionda e con gli occhi azzurri, in Italia, farebbe forse più comodo che non una laurea :-(

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  13. @ Alex: non c'è di che scusarsi! ho capito la tua battuta e ho semplicemente risposto. Tra gentiluomini...
    Temistocle

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  14. E poi non ci ho mai tenuto a dire di aver fatto l'asilo o di aver preso una 'laura'. Le cose che contano nella vita sono altre! 1, 2, 3, 4, 5...
    Temistocle

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  15. Ho letto le prime 40 righe, poi gli occhi hanno cominciato a sfarfallare come quando guardi l'eclissi di sole a occhi nudi. Mi copio tutto in un file txt, ho ancora le macchie agli occhi!

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  16. e comunque...è una pagina di letteratura

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  17. Ah ah ah ah :-)
    Le "cose che contano" saranno creature uscite da un romanzo di Lovecraft?

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  18. Diamine, non sai quanto condivido l'osservazione sulla specializzazione estrema che diventa dannosa. Non mi è mai piaciuto dover scegliere una strada e seguire sempre e solo quella.

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  19. @ Lady Simmons: mi spiace ma non riesco a trovare una soluzione graficamente buona, probabilmente è il carattere... e comunque grazie per la "pagina di letteratura!: ce l'abbiamo messa tutta, ma il merito è del dottor Mana!
    @ Alex: potrebbe anche essere. Speriamo però che rientrino al più presto senza far danni!
    @ Sekhemty: condivido appieno anch'io. Così facendo si perde il bello della vita che è la varietà. Poi per uno come me che inizia mille cose e non ne finisce mai una...
    Temistocle

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  20. @Alex
    Sulle cose che contano, ti rubo l'idea e ci scrivo una storia.

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  21. Davide è un altra di quelle blogstar™ che stimo moltissimo, anche se mi affaccio sul suo Strategie Evolutive poco spesso, forse perché, paragonandolo al mio blog, il mio mi sembra un ammasso di idiozie e disegnini ammucchiati alla bell'e meglio, e così evito un confronto imbarazzante.
    Ottima come sempre l'intervista, bravo Temistocle, che devo ringraziare anche per aver pubblicato un'immagine di Davide, che – chissà per quale bizzarro percorso mentale – mi ero immaginato completamente diverso.

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  22. @ CyberLuke: devo dire che quasi tutti (a cominciare da me) hanno espresso la stessa perplessità sulla foto di Davide: io me l'ero immaginato macilento e con un'aria da topo di biblioteca. Chissà poi perché!
    Temistocle

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  23. Non servono commenti... pauroso... mi sento una formichina...
    complimenti per l'impresa titanica, non so come ci sei riuscito. Sono arrivato a metà intervista e mi sono salvato tutto su disco perché ci sono dei punti davvero interessanti (zen...).

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  24. P.S.: Anche io mi immaginavo Davide Mana completamente diverso... mah!

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  25. @ Eddy: lo ripeterò fino alla nausea, ma la mia è solo una confezione; è quello che ci sta dentro il regalo vero, quello che da senso all'intervista. Anzi forse dovrei proprio solo porre le domande così, secche, e dar spazio all'intervistato.
    Temistocle

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  26. Non sono d'accordo, i tuoi sono duetti, e tu fai delle domande estremamente "titillanti"

    ^___^

    Tu sei parte della pagina di letteratura, tanto quanto l'intervistato!

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  27. @Alex & Davide:

    Wow, mi immagino già la tagline:
    Da un'idea di Alessandro Girola, "Le cose che contano", il nuovo romanzo di Davide Mana, una nuova entusiasmante storia di mostri commercialisti.

    Vabbè, dopo questa raggiungo l'uscita, me ne vado da solo, evito pure a Demetrio di cacciarmi dal suo garage (ed in effetti, questo Demetrio, chi diavolo è?)

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  28. Bella intervista. Buone vacanze (dal blog) e a presto!

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