Ma non doveva essere Glauco Silvestri? |
Terzo appuntamento con le mie interviste possibili. Dopo i grandi successi di Nick Parisi e Simone M. Navarra, signore e signori, ecco a voi Glauco Silvestri.
Sarà capitato anche a voi, quando la sera vi immergete nei vicoli di Bologna (e se non siete del posto, andateci, vi assicuro che è un posto meraviglioso!) di incontrare un tizio in trench color sabbia, accompagnato spesso da un gattaccio che sbuffa e saltella mefistofelico. Bene. Se lo vedete, chiedete a lui -il tizio dico- e sicuramente vi saprà dire in quale osteria trovare Glauco. A meno che non abbiano appena finito di litigare, magari per questioni economiche, di parcelle non saldate e diritti d'autore rubati.
Io sono riuscito a rintracciare il Silvestri qualche giorno fa e, con un registratorino nascosto nel taschino (prestatomi dall'uomo in trench), gli ho sparato a bruciapelo qualche domanda. Non è un vero e proprio interrogatorio, anche perché credo che un tipo come lui abbia ben poco da nascondere, ma una chiacchierata tra amici.
Questa è la trascrizione dell'incontro
N.d.A.: ho dovuto farmi tradurre da tale Guccini Francesco alcune frasi idiomatiche bolognesi che lui continuava a pronunciare nonostante le mie rimostranze. Alla fine mi sembra che sia tutto a posto.
Ecco l'intervista rubata.
Qualche notizia anagrafica che vuoi dare di te.
Glauco Silvestri. Classe 1972. Single. Bolognese. Impiegato in una azienda di elettronica. Faccio il Masterista. Fuori dall’ufficio mi dedico alla narrativa (leggo/scrivo), vado al cinema, faccio lunghe passeggiate, rifletto su ciò che c’è di sbagliato in me (senza però tentare di correggermi davvero). Amo viaggiare ma non lo faccio più da parecchio tempo. Amo andare in bicicletta ma alcuni problemi di salute me lo impediscono. Che altro? Be’, non posso proprio svelare tutto di me.Beh, deve essere faticoso fare il batterista, o il tastierista che sia. O forse era masterista? boh, c'è tanta gente strana in giro! Fatto sta che ci avviciniamo alla quarantina, età impegnativa! Comunque, parlando di letteratura, cine-tv, musica, con cosa sei cresciuto? c’ero lo zampino della tua famiglia nelle tue scelte?
No. Sì. Probabilmente c’è. C’è il cinema della domenica. Appuntamento immancabile di quando ero piccolo. Però ammetto che non ricordo se fossero loro a spingermi ad andare al cinema, o se fossi io a insistere. C’è sicuramente il loro zampino nel mio amore per la vita all’aria aperta, per la montagna, visto che è in montagna che ho passato tutte le mie estati. Ma anche qui… non dipenderà forse dal fatto che al mare non mi ci sono mai trovato bene (causa la mia carnagione, causa… bo’… l’unica cosa che mi piaceva fare al mare era leggere i fumetti sotto l’ombrellone e, mangiare un panino a mezzogiorno nella pineta vicino alla spiaggia). C’è il loro zampino nella mia ecletticità sui gusti musicali. Loro ascoltavano per lo più musicisti italiani. Io… facevo da dj sul mangiacassette. Poi ho insistito per avere uno stereo, avrò avuto undici o dodici anni, e il mio primo disco è stato I Want it All dei Queen, scelto per via della copertina. Da quel momento, il divario musicale tra me e i miei si è sempre più allargato. C’è l’amore per la lettura? Questo non lo so. Non ricordo un momento della mia vita in cui io non abbia avuto in mano qualcosa da leggere. Da Topolino, a Lancio Story, ai libri. Se ho letto alcuni classici russi che ancora andavo in prima media un motivo ci sarà, ma non so se è una mia caratteristica innata o...O...? Niente? Va bene: e ora come sono cambiati, se lo sono, i tuoi gusti?
Mm… domanda difficile. Non credo che i miei gusti siano cambiati. Credo piuttosto che si siano ampliati. Amo ancora ascoltare Celentano. Però non disdegno i riff di chitarra, o un bell’assolo di batteria. Idem per cinema e narrativa. Più che cambiare direzione, mi espando a macchia d’olio.Lo dicevo io che c'entrava la batteria! Ma a te che sei bolognese puro sangue, ti piace il posto dove sei cresciuto e vivi ancora? e come ti ha influenzato? anche nello scrivere…
Assolutamente sì. Adoro Bologna in tutto e per tutto. Amo i suoi difetti e i suoi pregi. Soprattutto amo le sue contraddizioni, tra cui quella di avere la nomea di città accogliente, e allo stesso tempo, chiusa in sé stessa. Non è un caso che Bologna sia il teatro di molti miei racconti. Non potrebbe essere altrimenti.La tua famiglia si interessa a quello che fai adesso, come blogger, scribacchino, artista…
C’è stato un tempo in cui partecipava. C’è stato un tempo in cui era molto presente. Credo per causa mia, che sono abbastanza chiuso, oggi partecipa meno. A ogni modo il loro appoggio non è mai mancato. Tutt’altro. Ma devo essere io a iniziare il discorso, e ammetto che non mi capita spesso.
E gli amici, come li scegli? o sono lor a scegliere te? e loro, i colleghi di lavoro, condividono i tuoi stessi interessi, conoscono la tua passione per la scrittura o sanno che gestisci un blog che magari si interessa di ‘cose strane’?
Gli amici… Ci vorrebbe un romanzo per affrontare con completezza questo argomento. Diciamo che, ultimamente, ho una cerchia ristrettissima di amici. E siamo diversissimi l’uno dall’altro. Un biker, uno che vive di palestra, uno che per certi versi è ancora immerso negl’anni 70, anche se gli anni settanta lui li ha vissuti (come me) con gli occhi di un bambino appena nato. I miei tre amici si interessano alle mie attività, così come io alle loro. Forse la diversità ci aiuta a comprenderci l’un l’altro. Però… lo ammetto, l’argomento che più spesso si affronta tra di noi riguarda le donne.Senti, so che chiedere ad un vero bolognese, città piena di misteri e malebolgie nascoste, se è credente è dificile... ma tu, ci credi in un dio o in qualcosa che sta al di fuori di te?
Sul lavoro sono davvero in pochi che si interessano veramente alla mia attività di scrittura. Suppongo che per lo più dipenda dal fatto che ognuno di loro ha la sua vita, i suoi problemi, le sue passioni. In pochi, che io sappia, tra loro, sono lettori forti. Per cui hanno altre priorità. E poi c’è il fatto che io sono comunque, come ho già accennato, chiuso per natura. Per cui difficilmente parlo dei successi, o dei disastri, con qualcuno… a meno che non mi venga chiesto esplicitamente.
Dio esiste sicuramente, e credo sia un gran burlone. Non credo molto nelle religioni. Le religioni sono fatte dagli uomini, e spesso sono nate dalle paure ancestrali, o più cinicamente dal desiderio di controllare i più deboli e acquisire potere. Questo non significa che all’interno delle organizzazioni religiose non esistano persone dal cuore grande, capaci di grandissimi sacrifici, capaci di dare tutto per il prossimo.Molti mi hanno detto che tu scrivi storie che, pare, ti inventi da solo. Se fosse vero, da dove vengono fuori i tuoi personaggi e le tue storie? qual è un tuo personaggio, o lavoro, a cui sei particolarmente affezionato?
Per tornare a Dio… io non so precisamente cosa identificare con questa parola. Il creatore potrebbe essere anche un “popolo” tecnologicamente avanzato. Potrebbero averci creati per caso, o perché avevano bisogno di manodopera a basso costo. Oppure siamo nati senza motivi in questo folle universo. Oppure per davvero c’è una entità superiore uguale proprio a ciò che ci viene raccontato nei testi religiosi. Io non lo so. Non posso saperlo.
Dio potrebbe essere l’essere bonario con la barba bianca, oppure la natura stessa, oppure un alieno verde con le antenne. Non è importante quale sia la sua forma. Non siamo venuti dal nulla. Quel punto di origine, io lo chiamo Dio.
Credere in una religione è un po’ come decidere quale filosofia di vita seguire. Credere in Dio è… credere nelle proprie, lontanissime, origini... Qualunque cosa questo possa significare.
I miei personaggi, è inutile negarlo, escono fuori da me. Non li creo a mia immagine e somiglianza, intendiamoci, ma in ognuno di loro c’è qualcosa di mio. Può essere un dettaglio del mio carattere, un’esperienza vissuta, il mio rapporto con altre persone, brandelli di caratteri che ho colto nelle persone che ho frequentato in passato e che frequento ora. Disegno i miei personaggi studiando le persone. Amo passare il tempo nelle piazze o per strada (per questo cammino molto), osservare la vita degl’altri e catturarne dei dettagli. Questi dettagli diventano i miei personaggi.
E’ difficile dire quale sia il personaggio a cui sono più affezionato. Oggi lavoro molto con Mauro. Potrebbe essere lui… ma metterei in ombra quelli con cui ho trascorso tanto tempo negl’anni scorsi. Non ne esiste ancora uno capace di scalzare gli altri e salire da solo sul gradino più alto del podio.
Però posso affermare con certezza che amo di più i personaggi negativi. In qualche commento, in passato, mi è stato fatto notare che nei miei lavori la costruzione dei personaggi negativi è sempre più efficace di quella dei positivi. In tutto c’è qualcosa di vero. E’ c’è persino un motivo profondo, che però preferisco tenere per me (almeno per ora).
C’è un personaggio o un fatto storico a cui ti senti particolarmente legato e che ha influito e influisce sulle tue scelte?
E' una domanda complessa. Diciamo che la strage di Bologna, per quanto fossi bambino, ha cambiato il mio modo di vedere il mondo. Quel giorno è morta una bambina che frequentava la mia scuola. Un mio compagno di classe ha rischiato la stessa fine. Io, ricordo ancora molto bene, al rientro delle vacanze, quando fummo tutti radunati nel piazzale della scuola per salutare la piccola Manuela. Non la conoscevo di persona ma... sapere che una bambina era morta, così... puff... in un istante, mi ha fatto riflettere parecchio. E' difficile che i bambini vedano in faccia la morte. Io non l'ho vista mai. Però quel giorno mi è rimasto impresso. Un paio di anni fa ho scritto un racconto su quell'evento... non so se l'hai letto.Si l'ho letto non molto tempo fa, mentre facevo ricerche su di te per... ehm... cioé è stato per caso che l'ho trovato e... comunque le domande le faccio io: ti piace l’Italia oggi? quali sono i suoi pregi, i difetti, le potenzialità?
L’Italia mi fa sorridere. L’Italia non è una nazione. E’ una aggregazione di popoli che a stento riescono a sopportarsi l’un l’altro. E’ per questo che il nostro paese arranca senza mai avere un momento per tirare il fiato. Siamo troppo impegnati a cercare di soverchiare il nostro vicino… Mi viene in mente La Secchia Rapita… Una antica novella che narra di litigi tra bolognesi e modenesi.Cosa pensi dei flussi migratori che negli ultimi venti anni stanno cambiando gli equilibri culturali, sociali e politici d’Italia e d’Europa?
Non è che oggi le cose siano cambiate molto da allora. Cambiano i colori della pelle, le nazionalità, ma ancora siamo qui a guardare con sospetto tutti coloro che si avvicinano al nostro orticello.
Pregi, difetti, potenzialità… quale stato al mondo non ha pregi, difetti, e potenzialità?
Il più grande difetto del nostro paese è che guarda troppo fuori dai confini. Le soluzioni dovrebbe cercarle sul territorio. E’ inutile parlare di governo alla francese, del sistema americano, del nazionalismo teutonico. Noi non siamo americani, francesi, tedeschi. Noi siamo italiani e dobbiamo partire dal presupposto che i problemi dobbiamo risolverceli da soli.
Sarà che a me non piace chiedere aiuto, ne chiedere consigli all’esterno. Sarà che a me piace rimboccarmi le maniche e imparare ciò che non so, per poter raggiungere il mio scopo.
Non possiamo pensare di risolvere i nostri problemi copiando ciò che è stato fatto all’estero, quando le scelte straniere sono nate da presupposti completamente diversi dal nostro. Noi dobbiamo trovare la nostra realtà, non copiare dagl’altri, come si faceva a scuola. Questo è un modo per aggirare i problemi, non per risolverli, e soprattutto è il metodo migliore per scaricare le responsabilità se le cose non funzionano perché… il sistema scelto è quello francese, quello tedesco, quello americano… non il nostro.
I flussi migratori ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Si dice che un tempo anche noi eravamo emigranti… Io credo che lo siamo ancora. Come descrivere la fuga di giovani che vanno a cercare soddisfazione e un lavoro adatto alle proprie potenzialità, all’estero?Bene, qual'è una cosa, una qualunque, che vorresti restasse di te?
L’unico equilibrio culturale lo si otterrà veramente quando smetteremo di avere paura di chi entra nel nostro paese. Il colore della pelle o il luogo in cui uno è nato non può, e soprattutto non deve, essere una discriminante.
Visto che scrivo, vorrei tanto che un mio racconto, un mio romanzo, riuscisse a lasciare il segno, non tanto nella storia dell’umanità, piuttosto nel background culturale di chi ha avuto la possibilità di leggermi.E, così, per curiosità, dove andrai in vacanza quest’estate?
Non lo so. E’ un periodo di molta confusione nella mia vita. Soprattutto non riesco a prendere decisioni a lungo termine. E’ come se stessi aspettando qualcosa. Se un tempo amavo partire anche da solo, per luoghi lontani, ora mi pare… tempo sprecato. Vorrei condividere le mie esperienze. La solitudine non mi convince più come un tempo.A questo punto il Silvestri Glauco si alza leggermente dalla sedia e con mossa repentina fa saltare fuori dalla tasca una berta bella lucente. Io resto sbaragliato dalla cosa e lui ne approfitta per poggiarla con fare deciso sul tavolino dove stanno i nostri bicchieri vuoti: chinotto corretto all'anice per me, birra per lui. Qui inizia uno sproloquio in dialetto indigeno di cui non capisco niente, e che viene interrotto ad un certo punto dal suono di un violino buca timpani che suona "Il trillo del diavolo". Ci guardiamo straniti entrambi; poi il Silvestri sembra risvegliarsi all'improvviso e ficca una mano in tasca. Spunta fuori un telefonino col quale armeggia per qualche secondo, mentre la musichetta continua ad inquinare le orecchie di tutti gli avventori; qui, senza rispondere, batte il pugno sul tavolino di ferro e grida qualcosa tipo: E' lei! Tè ti cumpagna n'gatt co' gl'ùnz àtac'ai Ball. Tè e tù pèdar… al stass qual. Lo stesso 'qualo'. Soc'mel Ban. Va là; si alza in piedi, afferra la pistola e scompare fuori dal bar.
Nell'andare via getta un biglietto tutto stropicciato e umidiccio che prende dalla tasca. Penso si tratti di euri, e invece è un pezzo di carta con questo link.
Se lo vedete, ditegli che la birra fa' 3.50! Mica c'ho il rimborso spese io!
TIM
Grande! Mitico Glauco, me l'immagino a fare il Marlowe bolognese(città che, per inciso, adoro).
RispondiEliminaAdesso posso dire di conoscerlo meglio.
Complimenti ad entrambi per l'intervista.
@ Nick: eh, che vuoi, se si stanano, certi personaggi, danno sempre il meglio di loro!
RispondiEliminaTemistocle
Molto bella anche questa, grandi tutte e due:-)
RispondiElimina@ Ferru: aspetto ancora le tue risposte! Fai il prezioso o vuoi arrivare per ultimo come le persone importanti?
RispondiEliminaTemistocle
Grazie di tutto TIM, soprattutto per la birra! ^_^
RispondiElimina@ Glauco: lo sapevo che andava a finire così! Pazienza! vuol dire che il prossimo intervistato lo porterò a fare una passeggiata al parco, che lì è pieno di fontanelle di acqua fresca!
RispondiEliminaTemistocle
*** applausi ***
RispondiEliminaLa trascrizione del bolognese, per me che lo conosco, è assolutamente spassosa.
Un abbraccio a tutti e due, siete uno spettacolo.
Angelo Benuzzi
Tim, porta qualche giorno di pazienza, nessun preziosismo sono un po' incasinato e non voglio mandarti due stronzate:-)
RispondiElimina@ Angelo: il merito va a Glauco che ha accettato senza batter ciglio (e volevo pure vedere!) la parte dello 'svampito' Mario Bianchi! e le parti in bolognese sono naturalmente sue.
RispondiElimina@ Ferru: scherzavo naturalmente! fai col tuo comodo!
Temistocle
Dopo questa intervista, viene davvero voglia di conoscerlo di persona, Glauco.
RispondiEliminaE sarebbe anche il caso, certe volte, di azzerarle, certe distanze.
@ CyberLuke: vedo che le interviste stanno sortendo l'effetto sperato! C'è tanta bella gente (e non parlo dell'aspetto!) in giro che va conosciuta!
RispondiEliminatemistocle
Bravissimo Tim! Queste interviste sono una più bella dell'altra! ;)
RispondiEliminaUn plauso a Glauco per l'intervista e due perché è pure un fan dei Queen! Pensa che è il mio gruppo preferito, e "The Miracle" è stato il primo album che ho comprato! ;)
@ Gian: belle scoperte si fanno e si trovano affinità forse neanche immaginate. Sono contento che questa iniziativa stia dando frutti così belli e interessanti!
RispondiEliminaTemistocle
Era una birra piccola, immagino. Perché sennò mi devi proprio dire dove fanno a Bologna una media per solo 3,50 euri.
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