lunedì 26 marzo 2012

Masche, di Fabrizio Borgio

classica copertina
da Fratelli Frilli
Benissimo! Ho visto che la nuova faccia del blog è piaciuta e che è stato colto il motivo del mio cambiamento: meno fronzoli e più sostanza; ma allo stesso tempo maggiore leggibilità.
Devo comunque ringraziare Daniele che con pazienza mi ha aiutato a sistemare la copertina, creando per me il banner che vedete sopra. Saranno anche cose facili da fare, ma io come sapete sono negato, per cui il suo aiuto è stato gradito e importante.
Voglio inaugurare la nuova veste del mio giornale di bordo scambiando con voi un parere su un libro di Fabrizio Borgio, Masche.
Riassunto (dalla copertina):
In un piccolo paese del Piemonte meridionale, tra le Langhe e il Monferrato, vengono ritrovati i corpi di due vecchie sorelle gemelle, brutalmente uccise.
Il caso presenta aspetti anomali e misteriosi. L'inchiesta viene affidata a un agente del Dipartimento Indagini Paranormali, Stefano Drago. Il lato oscuro di una realtà ancorata ai retaggi di una civiltà contadina che ha tramandato oralmente miti ancestrali e credenze popolari invaderà la sua vita e quella dei funzionari che lo seguono nella complessa indagine, in un crescendo di paura e fatti poco spiegabili, che si conclude in modo terribile e ambiguo. 

Come sempre vi dico che se volete una recensione seria la potete trovate in questo post di Alex o in questo di Edu. Ce ne sono anche altre, ma queste due sono le prime che ho rintracciato.
E veniamo alle mie impressioni di lettura.
Certamente una storia che unisce il poliziesco (o comunque l'indagine poliziesca) col paranormale o sovrannaturale (non sto a fare distinzioni di sorta, ma avete capito quello che voglio dire!) mi fa felice, visto che queste sono anche le mie due passioni preferite, letterariamente parlando.
Fabrizio Borgio riesce a non fare un minestrone insapore, costruendo una storia che dà un colpo al cerchio ed uno alla botte, ma il vino dentro al racconto resta comunque buonissimo, se mi passate l'immagine. In questa prima indagine di Stefano Drago, agente del DIP (Dipartimento Indagini Paranormali), è affiancato dal suo amico commissario Massimiliano Ferrari e dall'agente Cinzia Testa (una che non sta proprio indifferente a Stefano Drago), arrivata di supporto. Tutti e tre i personaggi hanno un loro spessore, agiscono autonomamente e non ce n'è uno che sovrasta sugli altri, ma ognuno sta al proprio posto e recita la propria parte (pur tenendo conto che il personaggio principale e Stefano Drago).
Quel che mi ha colpito subito in questa narrazione, è il paesaggio che Borgio descrive in modo più che veritiero: le Langhe si riconoscono sicuramente, sia come paesaggio umano che naturale. Ma quel che più conta è la storia che si immerge in un quadro in cui le Masche (come da quelle parti vengono chiamate le maghe, le fattucchiere) permeano uomini e cose e sono capaci di fagocitare col loro potere anche il tempo: esse sono state, sono e saranno, a dispetto di tutto e tutti.
Un'altra cosa che mi ha fatto piacere il libro è che l'autore non cerca di dare spiegazioni razionali a ciò che razionale non è: lui si limita a raccontare i fatti, lasciando in bocca il sapore dell'ineluttabilità di certe cose, dell'impossibilità per la ragione di arrivare 
dove oggettivamente non può.
Non ho avuto (ancora) modo di leggere altre avventure di Stefano Drago, ma grazie all'impressione positiva di questo Masche, mi sono ripromesso di cercare ancora storie che lo vedono protagonista, anche per vedere se le promesse, letterarie, sono state mantenute.
Ma veniamo alle dolenti note di questa lettura.
E non parlo dell'opera di narrazione, bensì del manufatto libro, della sua impaginazione, del suo editing.
Non lo dico per mettere i puntini sulle i o per fare sfoggio di pedanteria inutile, ma dover seguire una storia come questa con tutti quegli inciampi nella lettura mi ha sfiancato.
Paragrafi contenenti i dialoghi di due personaggi diversi senza la possibilità di capire quale dei due parlasse; virgole poste quasi a caso, per cui per capire il senso di alcune frasi bisognava andare a orecchio; virgolette-caporali che non si aprono o non si chiudono...
Non vado oltre, anche perché, purtroppo queste ed altre cose specie da metà in avanti del libro si sono materializzate quasi ad ogni pagina.
Un esempio: (pag. 132) Dai finestrini, il fenomeno luminoso saettò fulmineo, Ferrari, che aveva a sua volta estratto la pistola, non fece in tempo a distinguere un possibile bersaglio, come i colpi s'interruppero, le luci erano scomparse alla vita. Cinzia era pallida e concentrata spasmodicamente nella giuda, solo dopo alcuni chilometri, udì Ferrari che continuava a chiamarla, invitandola a fermarsi.
Ad un certo punto avevo persino deciso di abbandonare il libro, quando in una pagina veniva scambiato il nome di un personaggio con quello di suo fratello (e visto il tenore della storia, ci poteva benissimo stare che ci fosse effettivamente la presenza di Piero invece che di Carlo!). Ma mancavano solo ventina pagine e così ho voluto vedere come finiva la storia.
Ho voluto inoltre segnalare la cosa anche perché l'ho notata in quasi tutti i libri che ho letto pubblicati dalla Fratelli Frilli, ed è un peccato che una casa editrice che si è impegnata e si impegna a valorizzare autori nuovi, a dargli spazio, a inserirli in un contesto anche culturale, si perda poi in queste cose. 
Mi scuso per l'osservazione che può sembrare pedante e professorale; ma è solo lo sfogo di un lettore che chiede maggior rispetto per la categoria.
Ed ora, per concludere un giudizio personale sul libro (quindi esclusa l'ultima parte del post). Il libro: placet. Voto 7,5.
Consigliatissimo!
Un ultimissimo aggiornamento. Stamattina sono stato a Torino e ho avuto l'occasione di acquistare qualche libro (usato). Per un totale di 7 euro e 50 ho fatto miei: Il conto dell'Ultima Cena di Andrea Pinketts; Assassino senza volto, di H. Mankell e Venere privata, di Giorgio Scerbanenco. Un consiglio: ho cominciato a leggere quest'ultimo sul treno e, statemi a sentire: qualsiasi cosa abbiate sotto mano, lasciate perdere, procuratevi questo libro e leggetelo!


TIM

6 commenti:

  1. Una nuova rinascita!
    Quindi buon riinizio Tim! :D

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    1. grazie a te per la bellissima copertina che mi hai regalato!

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  2. Scerbanenko è un must. Nel senso che se lo incroci non te ne liberi più, rimane a fissarti dal profondo della tua memoria.

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    1. esatto. le prime pagine di questo libro (che è anche il primo della serie di Duca Lamberti) sono folgoranti; sembra di leggere un romanzo di Svevo, ma un po' più svelto. poi inizia a prendere le sembianze di un poliziesco, ma sempre alla maniera di Scerbanenco.

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  3. Ma che bello il nuovo look! Mi piace veramentetantoassai! ;)
    Scerbanenco dici? Ok, mi hai convinto. ;)

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    1. Duca (è il nome, non il titolo!) Lamberti ti piacerà; cinico quanto basta per nuotare nelle correnti della vita, ma col cuore in fondo grande, che mette sempre gli altri al primo posto. Sarà una bella scoperta (come dice quello del caffè!), vedrai.

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