martedì 8 maggio 2012

Tempi di mangiatura alta

ATTENZIONE! Questo post non vuol dare alcun giudizio morale sui singoli protagonisti delle storie di cui si parla, ma solo evidenziare ed analizzare, dal mio punto di vista e in modo anche provocatorio, una situazione.
qui
La cronaca dei primi mesi di quest'anno ha prodotto, tra l'altro, la spaventosa ecatombe di persone che si sono suicidate per motivi i più svariati, ma comunque legati alla crisi economica. Secondo la CGIA di Mestre siamo a 34, 12 solo in Veneto.
(Aggiornamento dell'ultim'ora: altri due suicidi)
Come ho detto in apertura, non voglio entrare nelle singole vicende, né dare un giudizio morale o religioso sui singoli protagonisti. Io non sono tra quelli che credono che la vita venga da un dio e a lui bisogna rendere conto. Ognuno è libero e perciò arbitro della propria esistenza; se vuole metter fine alla sua vita, lo faccia pure e per i motivi che crede. E non voglio neanche parlare della responsabilità che le persone si prendono coscientemente verso gli altri nel momento in cui si sposano o mettono al mondo dei figli.
La mia riflessione parte da un'osservazione: ci si uccide (o si mettono in atto azioni eclatanti, vedi il signore che si è asserragliato nell'Agenzia delle Entrate di Bergamo) perché non si riesce a far fronte ad impegni di natura economica, che siano il pagare le tasse, l'essere in difficoltà finanziaria, l'aver fatto cattivi investimenti ed essersi trovato sul lastrico, il vedersi ridotto l'orario lavorativo, ecc. .
Ma, mi sembra, da che mondo è mondo, la gente si è trovata in queste situazioni. Tutti quelli che, anche solo in Italia, hanno vissuto nel dopoguerra, si sono trovati a dover materialmente ricostruire tutto un mondo, umano e sociale, in mezzo alle macerie. Andando in giro per il mondo penso ai casi estremi della favellas brasiliane o di tutti i cosiddetti buchi del culo della terra, in cui la vita vale poco o niente perché si vive nella miseria più assoluta. O ai posti dove nascono bambini che non vedranno mai una vasca piena d'acqua (e senza l'idromassaggio!) per potersi lavare o una bottiglia di acqua altissima purissima Levissima da cui poter bere.
Mi rendo conto di aver estremizzato eccessivamente, ma quello che mi preme far notare è che queste situazioni italiane nascono, secondo me, da un fatto ben preciso: non siamo più abituati a vivere non dico nella povertà, ma nella semplice mancanza di cose che per noi sembrano essenziali e forse non lo sono.
I meridionali che negli anni '50-'60 hanno preso la valigia di cartone e sono arrivati al nord, possedevano solo quella valigia, e qualcuno un indirizzo a cui andare a bussare per chiedere una stanza. E tutti avevano, a sentire i racconti di quelle persone che conosco e che ancora sono in vita, la certezza che sarebbe stata dura cominciare da zero, ma che bisognava rimboccarsi le maniche: miseria avevano lasciato e miseria avevano trovato, ma da quella miseria bisognava venir fuori. 
Oggi possiamo dire che c'è la crisi, che ci sono troppe tasse, che si arriva a mala pena a fine mese, che c'è tanta gente che ricorre sempre più spesso alla caritas. Ma non siamo nella miseria più assoluta e non ho ancora sentito di suicidi tra quelli che vanno a chiedere dignitosamente un pasto caldo in qualche ricovero per bisognosi. Con ciò non voglio dire che dobbiamo arrivare a dover andare a mangiare tutti alla caritas, non sarebbe giusto perché vorrebbe dire che lo stato ha fallito completamente; e questa non mi sembra la nostra realtà.
Per semplificare il mio pensiero, faccio un esempio:
Ho un amico che ha un ottimo stipendio, vive in una zona residenziale di ***, conduce una vita normale, senza eccessi, vacanze alle Maldive né auto di lusso, ma ha un tenore di vita  adeguato all'ambiente in cui vive e lavora. Mi confidava tempo fa che col suo stipendio e quello della moglie ormai (dovendo pagare anche il mutuo per la casa) riescono a mala pena ad arrivare alla fine del mese e, per non far mancare ai figli lo stile di vita tenuto finora, si vedeva costretto ad arrotondare con lavori di consulenza fatti nei fine settimana. Eppure i figli, tutti e due oltre i vent'anni, non sono ragazzi pretenziosi, non hanno mai voluto un'auto solo per sé, non vestono firmato. Ma hanno la tessera della palestra, del campo di calcetto e del tennis, qualche abbonamento a riviste, qualche week end con gli amici; tutte cose normalissime. Eppure il mio amico ha deciso di sobbarcarsi di altro lavoro pur di non dover dire ai figli: non ce la facciamo, dobbiamo tagliare qualche spesa. Cosa ammirabilissima, ma che esemplifica quello che dicevo: si fa di tutto pur di conservare un certo tenore di vita, seppur non elevatissimo.
Penso che finora abbiamo vissuto da ricchi in un paese che in realtà non lo era; ed ora che la bolla è scoppiata e il giocattolo si è rotto, non sappiamo confrontarci con la realtà. Perché ci hanno insegnato che se non hai Premium non puoi ricevere gli amici a casa e passare una serata; se non spendi più di una certa cifra per avere il SUV, non sei nessuno; se non hai addosso un certo profumo non cucchi neanche a pagare; se... fate un po' voi.
Non è un caso, secondo me, che su 34 persone morte ben 12 siano del Veneto, quello che una volta era chiamato l'opulento est d'Italia.
La crisi (a proposito: in cinese l'ideogramma che rappresenta questa parola è uguale a quello che significa opportunità; e in greco la parola ha anche il significato di discernimento) ha messo in luce, a mio modo di vedere, tutte le falle del nostro modo di vivere al di sopra delle nostre possibilità. E spesso la colpa è proprio di quella generazione (anche la mia) che è ripartita da zero e ha avuto un solo motto: ai miei figli non deve mancare quello che è mancato a me!
Chiediamoci quante cose di quelle che facciamo o abbiamo sono effettivamente indispensabili, anche se ce le possiamo permettere.
Se poi non ho neanche di che comprare i libri ai figli e devo ricorrere all'assistenza dello stato o del comune, è proprio indispensabile andare allo stadio tutte le domeniche o fare l'abbonamento a Sky? O devo per forza cambiare l'auto ogni anno o il telefonino ogni 6 mesi perché tanto c'è il leasing? E faccio esempi concreti di persone che conosco direttamente.
C'è un modo di dire dalle mie parti, che traduco in italiano: avere la mangiatura bassa. In questo caso si parla di mucche, alle quali viene messo il fieno a terra, in basso appunto, e hanno quindi la possibilità di mangiare quanto vogliono e comodamente, col rischio anche di fare indigestione. Quando invece il fieno viene messo ad una certa altezza, la mucca è costretta ad alzare il collo per arrivare al cibo e mangerà quello che effettivamente gli serve.
Riportato agli umani, il detto potrebbe avere questo significato: quando si ha tutto e facilmente (la magiatura bassa) si corre il rischio di ritrovarsi, in tempi di magra, di mangiatura alta, a morire di fame solo perché non si vuol fare uno sforzo ed ingegnarsi a risolvere la situazione e di adattarsi alla situazione.


TIM





25 commenti:

  1. Sono daccordo su tutta la linea.
    Ovvio, non non conosciamo i casi specifici, ma credo che almeno uno di loro non si sia privato di certe vezzosità non indispensabili prima di suicidarsi.
    E poi c'è un altro punto:
    le cartelle di pagamento.
    Quando non paghi qualcosa, si sa che prima o poi ti arriva. Quindi perchè suicidarsi per una cartella esattoriale se sapevi di non aver pagato un bel pò di soldi?
    Perchè non avevi chiuso invece l'attività prima di accumulare tali debiti?

    Io non ci riesco a giustificare chi si ammazza lasciando sola la propria famiglia.
    C'è chi dice "Ma senza soldi come fai a mantenerli? Che vita è?".
    Allora dovremmo suicidarci tutti?
    Qual è il senso della vita?

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    1. In effetti io non sono voluto entrare nel merito delle singole storie, anche per non toccare affetti e persone specifiche, ma chi si uccide perché gli hanno "diminuito le ore di lavoro" deve avere qualche altro problema alle spalle, visto che comunque su un lavoro può contare. E quello che ha fatto irruzione con la pistola: non aveva pagato i canoni della RAI. A questo punto io, che li ho sempre pagati e sono sempre stato deriso dagli altri per questo, cosa dovrei fare? fare irruzione alla RAI e chiedere indietro quello che ho pagato prendendo in ostaggio Victoria Cabello e Massimo Caputi?

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    2. Dai ti vogliamo vedere col mitra in mano Tim!!
      No beh scherzo... il mitra non è sufficiente.. O_o
      Beh intanto che non li ha pagati, SAPEVA che avrebbero
      trovato il suo nominativo e avrebbero spedito la cartella
      di richiesta di credito, o no?
      Se uno non lo ha mai pagato è diverso.
      Sono anni che la Rai è in rosso con i bilanci. Di certo non si fa sfuggire un tizio
      che da un giorno all' altro non paga più il canone.
      Poteva, invece di non pagarlo più, inviare la lettera alla Rai,
      chiedere la cessazione dell' abbonamento, farsi imballare la Tivì,
      ed ecco che avrebbe evitato la notifica di Equitalia e il gesto stupido commesso.

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  2. Io penso che i suicidi arrivino per la disperazione e per la vergogna di non essere più indipendenti o - nel caso dei piccoli imprenditori - per non riuscire più a dare lavoro e a sostenere parenti e dipendenti. Non penso che tutti i morti di questi giorni fossero disperati per la connessione wifi o per non poter vedere la Juve su SKY.

    Penso anche che i suicidi ci fossero anche prima ma che adesso i giornalisti ne parlino di più perché va di moda e fa notizia.

    Simone

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    1. Ripeto che non voglio entrare nel merito. Sicuramente ora è diventato uno sport nazionale per i giornalisti enfatizzare la cosa, per riempire i programmi del pomeriggio, visto che zio Michele e Sabrina sono in galera e l'isola dei famosi è finita. Ma, ribadisco, che da che io mi ricordi c'è sempre stata gente in queste situazioni e anche peggiore, ma non ha mai pensato di suicidarsi, forse perché doveva pensare a come risolvere la situazione per se e la propria famiglia. Se ho parlato di SUV, Sky, ecc. era per dire che qualcuno in questi anni ci ha fatto vivere col miraggio della ricchezza, del lusso. Ma era solo un miraggio, appunto.

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  3. Io credo che la verità sia nel mezzo, conosco sia persone che ragionano come hai scritto tu, sia persone che hanno avuro a che fare con i metodi di equitalia e poi è venuto fuori che avevano ragione loro.
    Detto questo, è indubbio che molti si sono spaventati perchè non riescono a fare rinuncie a cui non sono abituati, semmai è da chiedersi il perchè siamo arrivati a questo punto.
    Ciao.

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    1. Siamo arrivati a questo punto perchè abbiamo iniziato
      a riempire il sacco con nuove comodità, novità, attività,
      cose che prima non c'erano e non "succhiavano" parte dello stipendio.
      Oggi abbiamo troppo. E il troppo stroppia.

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    2. [quoto]sia persone che hanno avuro a che fare con i metodi di equitalia e poi è venuto fuori che avevano ragione loro.[quoto]

      E' proprio questo il punto! Può capitare che ci venga puntato il dito contro, che si venga accusati... magari ingiustamente. In quei casi non ci si dà fuoco, non ci si suicida. Si lotta per far valere le nostre ragioni.

      Possibile che uno si impicchi per una cartella esattoriale da 20000 euro? O che qualcuno (n.d.r. se la moglie ha detto il vero) si dia fuoco per un debito di soli 500 euro? Ci si può suicidare per la propria azienda? Il proprio lavoro vale più della propria vita? Io credo di no.

      Non capisco proprio il gesto... rinunciare a difendere sé stessi... è una debolezza intrinseca che le generazioni precedenti alla nostra non avevano. Come dice Lapenna al mio commento qui sotto... come insegna la natura... la vita è una lotta, giorno dopo giorno, sempre! Lo scopo principe della vita è la sopravvivenza, il benessere viene solo di conseguenza... e le grandi società umane sono tutte crollate quando hanno raggiunto un livello di agio tale che gli ha tolto il desiderio di lottare, sopravvivere, mostrare al mondo che sono vivi.

      Questi gesti sono inquietanti...

      Non esiste bene materiale che possa valere quanto la vita.

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    3. Chiunque ha contratto un debito, che sia con lo stato, con una finanziaria, con chicchessia (tranne che con gli strozzini, ma lì siamo nel campo del reato penale) sa che è sempre possibile la rateizzazione, anzi nella maggior parte dei casi è proprio questo il sistema di pagamento. Come giustamente dice Glauco, uno dovrebbe essere anche incazzato perché la cartella è sbagliata, e dovrebbe voler far valere le proprie ragioni con forza. Ma forse quello che ci stanno facendo perdere è proprio la spina dorsale; e ci sarà pure un motivo: forse perché così è più facile manipolarci.

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    4. Guarda, non per far pubblicità eh ( Tim non mi bacchettare! ),
      ma al mio blog un giorno per caso trattai un post sul
      "Bollo Auto", spiegando che esiste la prescrizione e che si possono rateizzare
      debiti per migliaia di euro se una persona ha un reddito basso o è disoccupato.
      Beh, mi hanno commentato sino ad ora centinaia di persone tra le quali
      tante con debiti sui 5mila e anche di più.
      Non si è suicidata. Mi chiesero come rateizzare, scaricarono i moduli,
      andarono da Equitalia, e fecero la rateizzazione.
      Perchè sapevano che erano richieste giuste.
      Quando invece sono richieste ingiuste, vi è il giudice di pace.
      Se si ha ragione, si vince sempre.

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    5. Ho letto quel tuo post di servizio (come faccio con quasi tutti i tuoi post!).
      Non ti bacchetto sicuramente, visto che è una pubblicità utile a tutti. Proprio questo è un altro dei nostri problemi: l'informazione. Il governo Monti ha aperto a tutti i propri canali d'informazione e basta avere un computer per poter sapere tutto ciò di cui si ha bisogno. Anche prima era così per alcune cose, ma la capillarità questa volta è massima. Così come è possibile avere tutte le informazioni dai vari enti e aziende. Purtroppo in Italia non ci interessiamo di queste cose importanti, preferendo di passare il tempo a discutere di Balotelli che passa le notti in compagnia e di Belen che forse non ha lasciato Corona. Tutte cose rispettabilissime, se venissero dopo le cose serie e importanti. Se la gente fosse informata seriamente sui propri diritti, ma anche sui propri doveri, forse le cose starebbero diversamente.

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  4. E' un dato di fatto che gli italiani, da popolo di risparmiatori, sono diventati un popolo di cicale.

    Riflettevo sullo stesso tema domenica scorsa. Come al solito sono andato al cinema (uno dei miei pochissimi vizi irrinunciabili... ^_^ ), a vedere Hunger Games. In quel film un gruppo scelto di ragazzini, dai 13 ai 18 anni, viene scelto e ficcato dentro un'arena per combattere l'uno contro l'altro, finché non ne rimane uno solo... il vincitore della sfida.
    Mentre guardavo il film, non ho potuto che sbiancare quando ho sentito un commento venire dalla fila dietro di me; una ragazza giovane ha detto con la sua amica: se capitasse a me, io mi lascerei ammazzare subito. Non me la sento di soffrire come lei (il personaggio del film) e di vivere in quel modo.

    Ecco... la vita non ha più valore? Vale di più l'agio, la reputazione, l'iPad e l'abbonamento alla palestra, la movida? Possibile che esistano ragazzi che, piuttosto che rinunciare all'agio, preferiscano morire?

    La cosa mi fa paura...

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    1. Assurdo!
      Beh se parlano così vuol dire che nessuno gli ha insegnato che nella vita
      bisogna combattere. Spesso i ragazzini vengono aibutati ad avere tutto,
      e il fatto di non avere una cosa, o non poter fare una cosa risulta essere
      una sconfitta dalla quale non si può scampare tranne che con l'arresa.
      Se i nostri avi non avessero combattuto, oggi lavoreremmo dai 13 anni
      per 14 ore al giorno. Pure sottopagati.
      Lottare serve. Io sostengo da anni la teoria che l' uomo è un
      "animale da conquista" non da "conserva" ( non i sottaceti eh! parlo della cicala).
      Gli uomini più famosi della storia non hanno conquistato cose e territori e poi sono rimasti a godersi il tutto. Hanno conquistato, sistemato le conquiste,
      ed hanno continuato a conquistare.
      Lo scopo della vita è conquistare, lottare, crescere.

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  5. "Voi non siete liberi poiché la vostra libertà è garantita dallo zelo di altre, più rette anime. Voi siete semplicemente protetti. La vostra libertà è parassitaria, voi prosciugate gli uomini degni d'onore senza dare nulla in cambio. Voi che vi siete crogiolati nella libertà, voi che non avete fatto nulla per meritarla, il vostro tempo è giunto. Da questo momento vi ergerete da soli e dovrete combattere per voi stessi. Ora pagherete la vostra libertà con la moneta dell'onesta fatica e del sangue"

    Questa è una frase "ad effetto" di un personaggio dell'ambientazione distopica del Warhammer 40000...è interessante notare come, sfortunatamente per noi, stia diventando realistica: siamo (sono) cresciuto avendo tutto. Presto c'è la possibilità che non avrò nulla da solo.
    Sono stato anche fortunato che i miei genitori hanno avuto la santa idea di crescermi dicendomi ben chiaro che più si lavora, più ci si "spezza la schiena", più si ottiene. E' triste pensare che i più giovani NON lo sanno e NON lo pensano: veline, calciatori...una schifezza personale oltre ogni limite.
    Temo di aver detto un sacco d'ovvietà, vero?

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    1. Non sono ovvietà, sono semplicemente verità che in questo nostro tempo si cerca di affossare perché a qualcuno fa comodo. Quando Brunetta parlava di bamboccioni e la Fornero (mi sembra) diceva che bisogna smetterla di ragionare in un certo modo, avevano ragione: si deve generalizzare per colpire nel segno, non si possono fare i nomi uno per uno di quelli che sono virtuosi e di quelli che non lo sono. Ognuno può avere i propri motivi per agire in un certo modo, ma alla fine ci deve essere la possibilità di dire: per me questo è giusto, per me è sbagliato. Libertà massima nell'agire; libertà massima nell'esprimere i propri convincimenti. Alla fine, però, ognuno si deve assumere le proprie responsabilità.

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  6. Tutto pienamente condivisibile. Le migliaia di immigrati rumeni e albanesi, se ragionassero come molti qui da noi, non avrebbero dovuto venire a cercare fortuna in Italia con lavoretti sottopagati, ma "suicidarsi in patria", tanto, che vita è la loro? Una birra il sabato sera e poi tanto lavoro. C'è molto da imparare da loro (p.s.: ho assistito a una cena di matrimonio tra rumeni: era in una pizzeria, con tavolini messi a ferro di cavallo e gli invitati tutti accanto all'altro che ridevano e scherzavano con indosso giacche e cravatte comprate a qualche svendita di un negozio cinese... La più gioiosa cena di matrimonio alla quale mi sia capitato di assistere negli ultimi anni).

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    1. Esatto! si è persa (magari forse anche a causa dell "crisi", ma non certo quella economica!) la gioia di vivere, la capacità di dare il giusto peso alle cose. A proposito di matrimoni, conosco una coppia che due anni fa si è sposata e, oltre ad aver comprato la casa, l'ha arredata di tutto punto; solo per la camera da letto ha speso più di 10mila euro e altrettanto per la cucina. In più è stato uno di quei matrimoni costosissimi, come si vedono nei programmi trash di RealTime. Tutto, naturalmente facendo un prestito. Che ora ha difficoltà a restituire perché entrambi hanno (a avevano già allora) un lavoro precario. Allora viva la semplicità e viva gli sposi albanesi!

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    2. I popoli in condizioni disagiate rispetto al nostro
      sono noi italiani cent'anni fa.
      Chi viene attratto dal denaro e dalla bellezza materiale
      perde quei valori e inizia la ricerca del 'godimento' fine a sè stesso.
      Gli stranieri poveri che vengono in Italia spesso cambiano identità
      perchè vivono in una realtà diversa. Consumistica, materialistica.
      Ariano dice bene "c'è molto da imparare da loro", ma forse invece di farci insegnare,
      dovremmo recuperare la nostra memoria perduta.

      Così da ritornare di nuovo gli italiani felici, allegri, spensierati seppur poveracci,
      un pò fregoni, il giusto, un pò irriverenti, tutti uniti, assieme, per la gioia di starci, per la gioia di conquistare quel poco che necessita di tanto sforzo...
      come si vede nei bei film di Totò..

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  7. Molto belle e interessanti le vostre opinioni e la discussione che ne è seguita. Io penso inoltre che ci sia poca "compassione" per queste persone che arrivano fino a toccare il fondo e che (fortunatamente in una minoranza di casi) si tolgono la vita e per gli esseri umani in generale.

    Sentirsi abbandonato dallo stato e disprezzato da chi hai intorno è peggio della miseria e del fallimento stessi. Su Facebook ogni giorno mi arrivano decine di messaggi contro i politici, per l'ambiente, per gli animali, su etica e religione... ma sulla sofferenza tremenda che affrontano ogni istante gli esseri umani non dice quasi mai nulla nessuno. Come se in fondo avessimo smesso di provare pietà per noi stessi.

    Simone

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    Risposte
    1. Scusa, ma non capisco se il tuo commento sia ironico (nel senso che le nostre sono osservazioni poco sensate) o che. Quindi prima di rispendere vorrei capire bene quello che intendi dire.

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    2. E' l' indifferenza Simone.
      Ed è più tragica della morte.
      Le dimostrazioni sono le morti di personaggi celebri.
      Prendi Michael Jackson: lui nelle interviste diceva sempre
      che sì, ha vissuto nel lusso, ha avuto denaro, ma ciò non ha ripagato
      l' affetto non avuto da suo padre che lo maltrattava
      e l'affetto che gli è mancato durante la sua vita.
      Lui diceva sempre "sconsiglio a chiunque di provare a fare la mia vita".
      Se hai denaro e lavoro ma non hai nessuno vicino, oppure hai gente falsa, soffri.
      Se ti manca denaro e il lavoro ma vicino a te hai chi ti ama e ti sostiene,
      non puoi suicidarti. E' come dire "Del tuo aiuto morale non me ne faccio niente"
      è come mettere sullo stesso piano le due situazioni:
      quella in cui hai soldi e sei solo, e quella in cui non hai soldi ma non sei solo.

      L' amore è come un fiore colto in un giardino,
      non si compra, donarlo non costa nulla, e spesso rende felice qualcuno.

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    3. Tim: non ero ironico! Ho iniziato con quell'incipit proprio per non fare quello che deve ribattere a tutti i costi... ma magari ho avuto l'effetto opposto! :)

      Lapenna: sì l'indifferenza è terribile, hai ragione.

      Simone

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    4. Certamente nessuno pensa di non provare compassione per queste persone che, non solo si trovano in difficoltà, ma devono ancor di più subire. Infatti io ho premesso di non voler giudicare i singoli casi, visto che tra tutti ci sono stati quelli che effettivamente si sono ritrovati sul lastrico e non per colpa loro (pensa a quello che si è dato fuoco perché la banca non gli ha concesso un prestito da poche migliaia di euro, mentre lui vantava dalla stessa banca un credito quasi pari! ma qualche altro al posto suo avrebbe dato fuoco alla banca e non so quanto potrebbe esser stato da condannare!) e quelli che semplicemente si son fatti trascinare dagli eventi peraltro risolvibilissimi. Il fatto che la gente non sia più in grado di reagire in modo positivo, cioè lottando, è la risposta mancata che la società spinge a dare. Ed è quello che ho espresso nel post.

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  8. Concordo in pieno con quello che dici.
    Non conoscevo i termini mangiatura alta e bassa, ma direi che il confronto è perfetto.
    Purtroppo.

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  9. sono termini dialettali calabresi e, come dici tu, rendono benissimo l'idea. Purtroppo.

    RispondiElimina

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