sabato 11 settembre 2010

Roma, un libro, il sole e un rimpianto

Prendo lo spunto da un post di Ferruccio Gianola per riandare anch'io ad un episodio di molti anni fa, almeno 25. Per motivi di studio andavo a Roma ogni quindici giorni tutti i lunedì e dovevo attendere il pomeriggio di martedì per riprendere il pulman che mi riportava in Calabria. Non ricordo con precisione da che parte mi trovavo, ma ero in giro, come sempre, per librerie. Quello per i libri è un amore antico: sin dalla terza elementare ero iscritto alla piccola biblioteca di quartiere ed ero orgoglioso di tenere in tasca la tessera per il prestito libri, anche se non capivo perché la maggior parte dei miei amichetti non sapevano neanche cosa fosse una biblioteca. Ma torniamo a quel giorno di sole a Roma (Roma è sempre bella, ma quando c'è il sole in primavera o in autunno, diventa irresistibile). A piedi, prendo una traversa e su un bidone della spazzatura, in bella mostra, trovo un libro. Non ricordo ora né il titolo né l'autore, ricordo solo che era tenuto con un elastico, per evitare che si sfogliasse magari cadendo, e che era come nuovo. Mi sono guardato intorno e ho preso il libro; era un romanzo, questo lo rammento, e nello sfogliare ho sentito l'odore tipico della carta e delle cose conservate da molto tempo. Misi il volume nello zaino e proseguii. D'un tratto spunta dall'angolo dell'isolato una vecchina, vestita in modo semplice e pulito, che sorridendo mi si fa incontro. "Ha trovato un libro su quel bidone?" mi chiede. In quel momento mi sono sentito come un ladro, ma ho risposto che sì, l'avevo trovato, e non vedendo nessuno nelle vicinanze l'avevo preso. Al che la vecchina, sempre sorridendo e immaginando il mio imbarazzo, mi spiega che l'aveva lasciato lei proprio perché qualcuno lo trovasse. Quindi mi spiegò che faceva parte della biblioteca del marito, morto da anni. Erano centinaia e centinaia di libri, romanzi saggi poesie libri di fotografia e pittura; insomma i segni di una cultura 'all'antica', quando si pensava, e a ragione, che la formazione di un uomo dovesse essere anzitutto 'a tutto tondo', prima ancora che specialistica (o sarà la mia formazione classica a farmi pensare così?). La signora mi disse che capiva che ormai non restava anche a lei molto da vivere e poiché non aveva trovato nessuno, biblioteca, privati, parenti, che volesse quei libri, ne disseminava ogni giorno qualcuno in giro per le strade del suo quartiere, nella speranza che potessero fare del bene a qualcuno. Conversammo ancora qualche minuto, poi lei mi fece promettere di leggere quel libro, se era di mio gradimento, e poi di passarlo a qualcun altro che lo potesse apprezzare e farne così un a specie di catena di s.Antonio letteraria. Oggi noi lo chiameremo book crossing, ma questo la vecchina non lo sapeva. A lei interessava solo che qualcuno leggesse quei libri. Ora che anch'io mi trovo a gestire la biblioteca di mio padre, mancato 3 anni fa, capisco cosa significa trovarsi faccia a faccia con libri che sono stati la vita di una persona, sapendo anche con quanti sacrifici mio padre li aveva acquistati specie nella sua giovinezza, negli anni '50, quando acquistare un Einaudi appena uscito significava rinunciare a tre biglietti per il cinema. E capisco anche l'amarezza nel vedere che a nessuno interessano quei libri, neanche in regalo.
Forse non resta anche a me che fare come la vecchina romana.
Eppure come ci ricorda Guccini, il maestro: "infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perchè con questa spada vi uccido quando voglio."

TIM

5 commenti:

  1. Come storia ci si potrebbe scrivere un libro, davvero!

    Mio padre non legge nulla, ma è mia madre la lettrice "forte" della famiglia. Credo che periodicamente regali i suoi libri a qualche comunità o ospedale o non so chi... anche io alle volte ho fatto lo stesso, e dei libri di quando ero ragazzino mi resta solo La storia infinita (il primo che ricordo di aver letto) e non so che altro.

    Sarà che non ho l'amore per il libro cartaceo in sé. O meglio, ce l'ho per il libro d'arte o il libro di testo. I libri di medicina li conserverò tutti (a meno di non regalarli a qualche studente con pochi soldi) mentre ho moltissimi libri di fotografia pagati a prezzi carissimi.

    Quelli non li regalo di certo, perché in un certo senso fanno anche "arredamento". Il romanzo che prende polvere in casa è un po' triste, preferisco non accumularne.

    Simone

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  2. Io a Roma ho fatto un anno di naia in banda, una storia del genere mi commuove. Non dico niente. Non saprei cosa dirte. Ti ringrazio per avermi citato. Bravo (non per avremi citato, per la storia):-)

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  3. @ Simone: ho pensato di farne un racconto, ma dovrebbe essere un po' come 'Tore' che ho messo in rete qualche giorno fa. Ma come dicevo, pare che la mia vena poetica sia essicata.
    @ Ferruccio: quando è la vita che ti racconta delle storie, come dice Vasco per le canzoni, bisogna
    "scriverle in fretta perché poi svaniscono e non si ricordano più". Io ho conservato questa storia per tanto tempo, ma è talmente importante per me che è come se la vivessi ogni giorno.
    Temistocle

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  4. Molto bella come storia, la realtà ha sempre più fantasia della finzione.

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  5. @ Ariano: forse perché la realtà è rappresentata sempre da miliardi di persone e quindi ha miliardi di sfaccettature, una per ogni uomo su questa terra.
    Temistocle

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