Ho appena finito di leggere La croce sulle labbra di Danilo Arona ed Edoardo Rosati, collana Segretissimo, giugno 2008, ed. Mondadori.
Di Arona vevo letto diversi racconti sparsi in antologie di ogni tipo (e di alcuni ho parlato qui), mentre di Rosati ho alcuni libri riguardanti la sua prima professione, che è quella di medico. Interessandomi infatti anche di alimentazione, mi è capitato più volte di incrociare qualche suo testo e un paio li ho anche acquistati.
Ma veniamo al libro.Prima di accingermi a buttare giù queste poche righe ho voluto sentire quello che del Quarto Cavaliere dell'Apocalisse (sottotitolo, che vuol rappresentare anche il virus, la pestilenza) avevano detto a suo tempo Alex e Edu. Perché sinceramente ho avuto più di qualche perplessità durante e alla fine della lettura.
L'avevo comprato tempo fa' in un mercatino dell'usato perché mi aveva incuriosito il fatto che fosse pubblicato in una collana che si occupa essenzialmente di spionaggio. Inoltre l'accoppiata mi era sembrata anch'essa strana, non sapendo, allora (eh, beata ignoranza!) che Rosati ha al suo attivo anche testi che esulano dalla medicina.Ma soprattutto ero rimasto colpito dalla trama:
Quale segreto si nasconde dietro il feroce assassinio rituale di un povero vecchio in una remota isola dei Caraibi? Qual è l'origine delle improvvise, sanguinarie eruzioni di furia omicida che portano a vere e proprie "stragi degli innocenti"? Quale orrore invisibile si va moltiplicando nelle sinistre "unzioni" perpetrate da misteriosi emissari tribali? Quale forza è in agguato dietro l'enigmatico, inumano culto di Exù? Molti, troppi enigmi per tre coraggiosi medici impegnati in una corsa disperata contro il dilagare di un morbo in grado di annientare tutto. E tutti.
Con un riassunto così stavo sul sicuro, anche perché avevo appena terminato la mia avventura nel Survival Blog ed ero ancora immerso nelle atmosfere di contaminazioni, prioni e amenità varie.
L'ho lasciato riposare un po' e nel frattempo ho fatto fuori qualche altro volume. Finalmente è stato il suo turno di approdare sul mio comodino e di essere sottoposto a lettura.
Dicevo che, sin dalle prime pagine, sono sorte in me, lettore sempliciotto, alcune perplessità riguardanti soprattutto la scrittura.
Anzitutto, a mio avviso,quella del 'medico' Rosati e quella narrativa in cui spazia Arona in molti punti non si amalgamano a dovere. Ci sono pagine intere di descrizioni mediche di cui, sinceramente, avrei fatto a meno; e poi magari per 20-30 pagine si torna ad una trama essenzialmente narrativa. Un esempio di come spesso le due cose non legano. Siamo alla fine, a pagina 243, nel pieno di un'azione concitata, peraltro scritta molto bene, degna di un vero action-thriller. Il linguaggio usato è adatto alla situazione, quando ad un tratto, nel raccontare di gente che si getta dallo scivolo d'emergenza e squadre d'assalto che vanno ad aiutarli, si dice che questi ultimi fanno cordone attorno allo scivolo per 'evitare ulteriori lesioni da caduta'. Ho letto questi termini nel referto del Pronto Soccorso quando alcuni anni fa ebbi un piccolo incidente sul lavoro, ma in quel momento mi ha interrotto l'emozione di seguire la scena.
Non mi è piaciuto poi l'aspetto passionalmente erotico del protagonista, non perché non possano esistere infettivologi con una libido alta, ma perché nel racconto quest'elemento sembra più che altro appiccicato addosso ad Alex (Vegas, quello del libro!) e non parte integrante del personaggio. Tanto è vero che nelle sezioni in cui viene messa in mostra questa pecularità, il linguaggio usato diventa quasi da romanzo d'appendice, il che aumenta il contrasto col restante stile narrativo.
Ulteriore piccolo neo, sempre a mio modestissimo avviso. Alcuni dialoghi usano un linguaggio che ha più del letterario che del colloquiale. E anche questa mi sembra una stranezza, visto che questi esempi sono pochi e limitati. Probabilmente la scrittura a quattro mani non ha dato propriamente i frutti sperati.
Per il resto è un buon romanzo, con una trama accattivante e che non lascia sfilazzi in giro. Unica pecca, come dicevo, la scrittura spesso in bilico.
In conclusione, queste sono le mie impressioni 'di pancia', da lettore che si vuole divertire. Per una recensione professionale andatevi a rileggere i link di Alex ed Edu citati all'inizio.
Votiamo. Placet juxta modum; 6,5 (il mezzo voto è dato per la stima che ho di Arona).
Non faccio menzione dei problemi a Blogger dei giorni scorsi perché non sono un tecnico. Volevo solo far notare che sono andati persi i commenti al mio ultimo post. Mi dispiace per coloro che avevano dato il loro feedback all'articoletto. Se vogliono, il post è ancora lì, intonso (ho appena visto che Nick ci ha già pensato! che tempismo!)
Questa vi piace?
TIM
Prima di tutto ti ringrazio molto per la citazione.
RispondiEliminaAvendo avuto esperienza di scrittura condivisa con un altro autore (Horror Rock) posso dire che non è facile amalgamare due stili di scrittura diversi. Se per la saggistica si può contare su un progetto di base e su finalità comuni credo che per la narrativa (quindi parliamo di scrittura creativa) il compito sia molto più arduo. In tutta onesta ti dico che come Segretissimo "Finis Terrae" sempre di Arona (stavolta in solitaria) è superiore per stile e idee. Ma questo "La Croce sulle labbra" è praticamente un romanzo di zombie prestato al genere spionistico. E si sa le commistioni di genere mi hanno sempre conquistato.
Cmq ottima rece, ricca di spunti.
Edu
grazie a te del commento. in effetti è proprio questo che si nota: continua variazione di stile e un linguaggio che non prende mai una direzione unica. peccato perché la trama è interessante e ben inquadrata, con un finale alla King di 'Cose preziose'.
RispondiEliminaTemistocle
@ Edu: puoi scrivermi in pvt (tgnamaste88@gmail.com) che non trovo il tuo indirizzo da nessuna parte?
RispondiEliminaT.
Ti ho scritto in pvt.
RispondiEliminaA presto
Edu
Figurati altro che sincronismo. ;)
RispondiEliminaSe vuoi puoi fare la stessa cosa con i tuoi commenti cancellati sul mio blog. ;)
Ok. sto per spararti qualcosa in pvt.
RispondiEliminaTemistocle
Mi piace quella autodefinizione di sempliciotto, mi sebra quasi una carica nobile, o meglio da nobiltà a te stesso e tuoi commenti...però come fate a trovare il tempo per legger tutti questi libri...sto a poco più di due al mese e mi trovo in affanno perchè vorrei leggerne degli altri...
RispondiEliminaQuando lo trovo il tuo in edicola?...;-)
@ Mark: non permetterò che il mio lavoro si sporchi in uno scaffale di edicola, magari in qualche stazione ferroviaria sudicia e puzzolente di treni e liquidi organici! per i miei libri, solo sane e ovattate librerie, con musica di sottofondo e hostess per la promozione!
RispondiEliminaahahahahah. Il tempo lo trovo perché lavorando in cartoleria, ho almeno 2/3 ore libere da dedicare alla lettura. E poi, come avrai notato, i testi di cui parlo sono sempre brevi (racconti o romanzi che non superano le 300 pagine) anche perché più di quello non ci provo neanche a leggerne (tranne che per il vecchio King di una volta). E se hai notato sono anch'io indietro con un po' di roba uscita da tempo, come ad esempio la trilogia di Alex, di cui ho letto solo il primo e iniziato il secondo.
temistocle