25 gennaio 2016
Sono riuscito a trovare questa postazione funzionante in un Internet Point e a raccontare quello che è accaduto. Perché non siamo più nella nostra vecchia casa.
Peccato, ci trovavamo davvero bene, era un mondo nel mondo, un rifugio sicuro nella foresta dell’apocalisse.
Finché qualche giorno fa la voce di Carlo mi chiama.
“Theo, c’è un rumore di sotto.”
Carlo entra in cucina, dove sto lavando qualcosa approfittando di un momento in cui l’acqua è corrente.
“Che rumore?” chiedo senza girarmi, continuando a sciacquare le stoviglie.
“C’è qualcuno che batte contro la porta o le finestre, non so.”
Lascio quello che sto facendo, chiudo l’acqua e mi volto asciugandomi le mani con un canovaccio.
“E’ giù, a pianterreno. Ho paura.”
Esco dalla cucina e mi affaccio sulle scale, cercando di capire cosa sta succedendo.
In effetti si sentono rumori di colpi battuti contro le assi che sigillano le entrate. Purtroppo non sono botte date a mani nude; sembrano più colpi d’ascia.
Corro verso il salone. Da quella finestra si riesce a vedere il portone e le finestre del pianterreno.
Carlo mi segue in punte di piedi.
Sì, sono proprio loro, cinque – sei infetti, uomini e donne. C’è anche un bambino che sembra avere l’età di Carlo o giù di lì.
Ci sono due possibilità: affrontare il gruppo con quello che abbiamo (praticamente niente, sono troppi per usare solo una spranga) o uscire dalla finestrella sul retro e fuggire.
Sicuramente la seconda.
“Dobbiamo scappare, vero?” sento la voce di Carlo dalla porta.
“Penso proprio di sì. Dobbiamo trovare subito un piano.”
Cerco di far andare la mente il più velocemente possibile. Le assi non reggeranno ancora per molto, perciò la prima cosa da fare è uscire dal rifugio che si sta trasformando in trappola.
Avrei dovuto pensare per tempo a questo momento, non crogiolarmi sugli allori e vivere di rendita.
“Andiamo, scendiamo in cantina e scappiamo.”
“Ma qui non torniamo più?” mi chiede e non c’è bisogno che mi spieghi la domanda.
“Forse no, è difficile.”
E’ molto difficile, vorrei dirgli. Dobbiamo ricominciare da qualche altra parte, dovrei dirgli. Ma ho imparato che ai bambini è sempre meglio non dire la verità, almeno non tutta.
“Magari qualche giorno che vediamo che non c’è nessuno possiamo tornare e prendere le cose importanti che dobbiamo lasciare” dice.
“Si, possiamo fare così, ma ora dobbiamo scappare.”
Non c’è tempo di prendere niente con noi, assolutamente niente se non la nostra pelle.
Ormai la porta ha quasi ceduto quando ci passiamo davanti per scendere l’ultima rampa di scale verso la cantina.
Il rumore e le urla dei Gialli mi entrano nelle orecchie ed è quasi come un richiamo a restare, a vedere cosa succede, ad assistere alla distruzione di quest’ultimo mondo che ci siamo costruiti con amore e speranza.
Mentre sgattaioliamo fuori dalla cantina sento la porta cedere e un’orda di esseri immondi invadere la casa urlando di gioia, fame, rabbia, animalità.
Il castello è crollato, il re e il principe ora sono di nuovo alla ricerca.
Ma non è finita così facilmente. Mentre sono appena calato dalla finestrella e sto per far scendere Carlo, un rumore alla mia destra mi fa girare.
Un essere, che doveva aver avuto una cinquantina d’anni quando il tempo si misurava ancora in feste di compleanno con regali più o meno inutili, chiude la via di fuga da quella parte del vialetto.
Vedo con la coda dell’occhio Carlo che si butta giù sull’acciottolato e resta immobile, terrorizzato.
“Scappa!” gli urlo “Nasconditi da qualche parte lontano da qui!”
“E tu?”
“Io adesso arrivo, ti troverò non ti preoccupare. Lascia i disegni di Dranwall!”
Sembra rassicurato dall’ultima cosa che gli dico. Siamo nel suo mondo adesso.
Fugge.
Il Giallo è da solo e speriamo che lo resti.
Non ho niente a portata di mano e lui ora mi sta arrivando addosso urlando.
Cinque metri e sono morto.
Tre metri.
Sento l’odore di carne andata a male e riesco a vedere che gli manca un occhio.
Povero Carlo, si dovrà cercare un altro eroe in cui confidare.
Non sento il colpo, ma vedo il Giallo crollare ai miei piedi, con una mano che mi sfiora la scarpa sinistra.
Il suo cervello spappolato è segno che qualcuno ha sparato, qualcuno che deve avere un’ottima mira; mi giro ma non riesco a capire dove sia.
Poi un altro rumore, questa volta da dietro la siepe che nasconde la strada.
Questa volta devo essere reattivo, stare all’erta e scappare da qualche parte. Ma verso dove?
Poi mi rendo conto che non c’è bisogno di scappare, almeno per il momento.
E’ lo cecchino che spunta dal verde del cespuglio.
Un ragazzo sulla trentina, con un fucile in mano. Sembra a posto, è pulito, vestito normalmente, non gli manca nessuna parte del corpo. E poi mi ha appena salvato la vita.
“Bisogna stare attenti, molto attenti” mi dice.
Lo guardo e gli dico:
“Grazie” ma ancora non mi rendo bene conto di cosa sia successo.
“Sono bestie e vanno abbattute come tali. Non ti preoccupare, l’avrei fatto per chiunque.”
“Ce ne sono altri in casa, abbiamo fatto appena in tempo a scappare.”
“Chi c’è con te?” mi chiede guardandosi intorno.
“Carlo, un bambino.”
“E’ tuo figlio?”
“No, era da solo per strada e ora viviamo insieme.”
“Ok, ora andiamo via da qui. Anche con questo coso” mi dice mostrandomi a due mani il fucile “è sempre pericoloso.”
Ci allontaniamo quasi di corsa dal giardino e ci infiliamo in un furgone parcheggiato lì vicino.
All’interno ci sono due sedie e un tavolo pieghevoli e in un angolo un sacco a pelo arrotolato. C’è puzzo di chiuso e sporcizia.
E’ la sua casa, penso.
Lui me lo conferma.
“Devo andare a cercare il bambino” gli dico e gli spiego come fare a trovarlo.
Sorride della cosa dei disegni.
“Ingegnoso il pargolo!”
“Sì, è molto intelligente.”
Gli dico che, magari, appena trovato Carlo, potremmo aggregarci a lui in attesa di trovare un’altra casa.
“Niente da fare, amico. Mi dispiace, niente di personale, ma un bambino piccolo e un uomo che davanti al pericolo non riesce neanche a muovere i piedi per scappare, sono solo un peso. E un peso come questo è solo un passo verso la morte. Io ho ancora molti progetti per la mia vita.”
Si alza e va ad aprire il portellone. Lo tiene aperto e mi fa cenno di uscire.
“Buona fortuna, fratello. Felice d’averti conosciuto.”
Scendo e mi giro a salutarlo e ringraziarlo ancora.
Ma lui ha già chiuso.
Il mondo è cambiato, molto cambiato, e non in meglio.
Mi devo mettere subito alla ricerca dei disegni e di Carlo.
Lo trovo in un negozio di abbigliamento poco distante, nascosto dietro un manichino sopravvissuto in piedi chissà come.
Mi corre incontro e si ferma a guardarmi di sotto in su.
Vorrebbe chiedermi: e ora che si fa? lo so, ma non lo fa.
L’adulto sono io, sono io che devo prendere le decisioni, dare le notizie positive.
“Dobbiamo andare, trovare un posto almeno per passare la notte” gli dico col tono più convinto che ho.
“Va bene, tanto mi ricordo dove si trova la casa che abbiamo lasciato.”
E andiamo.
T.
martedì 25 gennaio 2011
Cronache da un altro mondo 13
Ho ricevuto da T.
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Vero il mondo è cambiato, ma a mio avviso non tutto è andato per il peggio. Per dire, quel tipo ti ha salvato la vita. Ha usato un proiettile per abbattere il Giallo.
RispondiEliminaNel vecchio mondo, nella vecchia "civiltà", se tu fossi stato attaccato da dei delinquenti (ladri, assassini, teppisti etc) in quanti sarebbero intervenuti? In quanti invece avrebbero osservato con la coda dell'occhio per poi proseguire oltre a passo spedito?
Sarà che mi sto perdendo, ma voglio vedere in modo positivo questo salvataggio.
Resistete, trovate un nuovo rifugio.
Gianluca
@ Gianluca: anche questo è vero. Il mio punto di vista era che il tizio ha salvato Theo, ma è come se l'avesse fatto più per 'sport' che per altro, dopo di che ha pensato alla sua pelle (giustamente); il ragionamento del cechino è cinico ma calzante.
RispondiEliminaTemistocle
(off): sì avevo inteso che il discorso fosse sul fatto che poi dopo ha pensato solo a sé stesso, e il mio commento voleva essere qualcosa tipo "guarda il bicchiere mezzo pieno", ma non sono riuscito a spiegarmi bene :P saranno le allucinazioni chissà.. :)
RispondiElimina@ Gianluca: è sempre importante comunicare, anche quando ci possono essere fraintendimenti (da una parte e dall'altra!). Forse sono io che non sono riuscito a rendere bene l'idea. Grazie dell'imbeccata e dell'attenzione!
RispondiEliminaTemistocle
(personaggio Off)
RispondiEliminaBel post anche questo.
Complimenti.
@ Nick: Grazie.
RispondiElimina(on)
RispondiEliminaTemo sia necessario provvedersi di mezzi d'offesa. Ricorda che ai gialli non piace il fuoco. rinnovo l'invito a raggiungere la costa tirrenica se vi è possibile, torneremo presto a raccogliere altri superstiti.
(off)
mi piace come gestisci questo tuo alter ego, una persona che riesce a non cedere alla disperazione.
@ Angelo: forse avrai visto il post di oggi. E' finita. Il mio personaggio (che mi assomiglia in tutto e per tutto) in fondo è un debole fisicamente, non ha mai saputo, o voluto? combattere nella sua vita. Specie in un mondo 'giallizzato' la violenza è d'obbligo e il cecchino alla fine la giustifica quando mi difende solo per salvare la pelle ad un uomo. A lui non interessa chi io sia (visto che mi abbandona) ma lo fa quasi per togliersi lo scrupolo.
RispondiEliminaTemistocle