mercoledì 30 novembre 2011

Quantus Tremor, di Alessandro Forlani

qui
Dovevo un mio modestissimo parere ad Alessandro Forlani riguardo il suo racconto Quantus Tremor.
E visto che non ho trovato una sua mail per relazionarlo in merito, mi vedo costretto a farvi sorbire questo mio tiramento.
Ho scoperto Forlani da poco, forse neanche un paio di mesi, ma mi sono subito innamorato della sua scrittura, ricercata ma non stucchevole, anzi molto colloquiale, e non solo per le parole d'uso e pronuncia comuni che usa. Anche perché questo tuffo nel volgare (inteso come parlata corrente) è condito con argomenti e parole retrò che danno un bel gusto alla lettura.
Con Forlani, per quel poco che ho letto di lui, non si scade nella violenza gratuita, né nell'esagerazione ad ogni costo, ma le cose sono misurate e stanno al proprio posto.
Naturalmente chiunque può venirmi a dire e dimostrare il contrario.
Veniamo ora brevemente al racconto. Come sempre non farò una disquisizione dotta, ma vi indicherò qualche buona ragione per cui dobbiate leggerlo.
Anzitutto è gratis. Ed è una buona ragione non per il fatto che non si paga, ma perché i lavori di Forlani fanno parte di quella schiera di opere che valgono più di un romanzo patinato di qualche astro nascente della letteratura italiana (non faccio nomi ma solo perché sarebbero troppi), ma si possono gustare senza scucire venti euro. Della serie: la narrativa italiana è viva e sta bene; e magari qualcuno che può e dovrebbe, potrebbe anche capirlo.
Secondariamente è una bella storia, seppur brevissima, con una intuizione: un domani (forse proprio questo domani) il nostro mondo vivrà una nuova sindrome, o almeno una preesistente che sarà vissuta su scala mondiale, e che potrà toccare chiunque, senza distinzioni di sesso, età, religione; proprio una sindrome democratica.
Ancora un punto a favore del leggi e fai leggere: è scritta con lo stile di cui ho parlato prima, scorrevole e gustosissimo.
Infine, mi è piaciuto; e se qualcuno conosce i miei gusti, sa che può andare sul sicuro.
Chiudo con una frase che mi è venuta in mente stamattina venendo in negozio ripensando ad un sacco di cose lette ultimamente: la realtà è già abbastanza tremenda anche senza mettere in mezzo zombi e vampiri.
Ah, non è che abbia riaperto i battenti; è solo che dovevo scrivere quello che avete appena letto.
TIM
(P.S. per Alessandro: mi mandi la tua mail?)

6 commenti:

  1. Uh, arrossisco!...

    Ma prima vi spavento: l'EHS (Electro Hyper Sensibility) non è una sindrome che ho inventato per il racconto, ma un male che già affligge decine di migliaia di persone. L'idea per il racconto (che è un omaggio a un'amica dei bei tempi dell'università... lei studiava Lettere Classiche ed era appassionata filologa e linguista) mi è venuta dopo aver letto un articolo sul "Venerdì di Repubblica" di qualche mese fa, dedicato a un ingegnere scandinavo che soffre di questa sindrome e alla descrizione delle condizioni quasi primitive in cui è costretto a vivere.

    P.s. la mail è nulner@alice.it :-) grazie ancora!

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  2. @ Alessandro: avevo intuito che la sindrome esistesse (ormai esiste la qualunque!) ed è per questo che ho chiuso con quella frase è tremenda anche senza zombi e vampiri. Ma era anche per dire che alla fine uno si stanca di mostri, deformazioni e varie. Quanto alla "condizione quasi primitiva" in cui l'ingegnere è costretto a vivere (anche se non conosco precisamente le sue condizioni) dovremmo allora dire che, ad esempio, nel '700-'800 vivevano da primitivi? con buona pace di Manzoni, Marx, Mazzini e via dicendo.

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  3. Hai fatto bene a dirci di questo book, anzi, s etu poi volessi anche riaprire i battenti...

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  4. @ Nick: i battenti per adesso non si aprono. Qualche spiraglio ogni tanto per cose urgenti (tra poco caccio fuori il naso per una segnalazione).

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