mercoledì 14 dicembre 2011

Racconto a puntate V°

Orbene siamo alla quinta puntata. Non è che ci sia stato molto entusiasmo attorno a questo racconto. Qualche visitina ogni tanto, qualche commento. Ma va bene così.
Avrei voluto metterci qualche tetta e qualche gamba scosciata in più, ma io sono un pudico e già pronunciare la parola ombelico mi fa arrossire.
Un po' di sangue e qualche mostro con una lunga lingua che esce da un orecchio? Dite che funziona?
Ma la storia è così, non ci posso fare niente! Capisco di andare contro corrente, ma non è colpa mia, lo giuro. Magari la prossima volta ci penso.
Ah, manca poco all'arrivo del mio commissario! Sono proprio alle fasi finali. Ho riletto e corretto per la duecentesima volta il testo e mi sembra possa andare. Ma se mi metto a rileggere per la 201nesima sicuramente ci trovo qualcosa che non va. Comunque oggi ci riprovo. E poi c'è la megacopertina di Luca Morandi, che da sola vale il doppio di tutto il racconto!
Nino Geremicca è già stufo di occhieggiare dalla sua postazione e vorrebbe qualche giorno di ferie, ma sono stato categorico: finché non si esce ufficialmente, tutti i permessi sono sospesi. 
Bene, ecco a voi la quinta puntata di

Capitan Alex e i giochetti di Remigio
“Adesso non pretendere che ti parli di Remigio. Anzitutto sarebbe troppo lungo da fare - è una lunga storia che si perde nella notte dei tempi – e poi non è che ne sappia molto. Ad ognuno è dato di sapere di lui quello che può essergli utile per la sopravvivenza. Io so solo che Remigio, per quel che ho visto, è mooolto mooolto vecchio, ha una luuunga barba bianca e sta perennemente seduto su una sedia da qualche parte lassù.”
Sembrava la descrizione di Dio che mi avevano fatto le monache all’asilo e a cui avevo creduto per anni, finché non avevo capito che … beh lasciamo perdere quello che avevo capito e quando l’avevo capito, e anche quello che credevo in quel momento.
“Ma si, puoi anche chiamarlo ‘Dio’, o ‘Papà’ o come vuoi tu” disse con tono sbrigativo. Poi con più calma continuò: “Comunque io sono Alex e l’ultima volta, come puoi vedere dal cappello, sono entrato nel Capitano Meyer. Ora non ricordo più se era un pirata o un soldato, un buono o un cattivo insomma, e non mi ricordo neanche chi erano i buoni e chi i cattivi a quel tempo. Poi anche lui è andato … e io ho ricominciato a vagare nell’indefinito spazio – temporale.”
“E’ come una specie di reincarnazione” e questa volta le parole mi uscirono dalla bocca.
“Non lo so, io non ne capisco niente di queste cose; ai miei (ultimi) tempi bisognava solo cercare di portare la pelle a casa ogni sera.”
Continuò a leggermi dentro, mentre io andavo a cercare le nozioni di religione e filosofia che avevo sull’argomento.
“Ma no, a me non interessa prendere un corpo nuovo per purificarmi, se è questo che stai pensando. E poi purificarmi da cosa?”
Per quelle poche idee che mi ero fatto di anima, corpo, spirito, ecc., anch’io non credevo in quelle cose lì. Ero convinto, anche se ‘convinto’ era una parola grossa, che ogni corpo avesse un’anima (qualunque cosa significasse ‘avere un’anima’) e che alla fine di tutto il gioco su questa terra, l’anima tornasse a Dio. Alex stava intanto continuando:
“Come ti dicevo non mi interesso di cose complicate, io sono un tipo semplice: bianco bianco, nero nero. Adesso sono qui dentro di te e, per ora, mi trovo abbastanza bene … per ora. E’ una vita tranquilla, riposante…” ebbe un attimo di esitazione “… forse anche troppo riposante. Si, è vero che è sempre meglio di quella del Capitano Meyer, però mi sembra che una via di mezzo non guasterebbe. Del tipo: ma tu, a donne come stai?”
Era stata una domanda così diretta e immediata che mi lasciò non solo senza parole, ma anche rimescolato dentro.
“Capisco che per te è una questione spinosa, ma sono due mesi che tu… insomma proprio niente, zero assoluto! Ma non hai qualcuno con cui esci, parli, ci vai a letto?”
E si, bella domanda davvero! E che gli potevo rispondere? Sandra era bell’e che andata da più di un anno, e comunque non è che ci fosse stato più di tanto.
“Tu ti devi svegliare, ragazzo mio, perché io potrei anche decidere di andarmene.”
Ecco, sarebbe stata una buonissima idea, pensai. E Alex subito di rimando:
“Ti piacerebbe, eh? Ma c’è un piccolo problema. C’è un solo modo perché io me ne vada: che anche tu esca dal tuo corpo. Allora capisci che c’è una sola possibilità: che tu muoia. E questo può avvenire in due modi: o muori per i fatti tuoi: vecchiaia, incidente, malattia o qualunque altra cosa ti aggradi, oppure io decido di andarmene. Ma anche in questo caso, e torniamo al punto di partenza, tu dovrai morire, perché io non posso lasciare un corpo che ancora vive o comunque ha possibilità di vivere; è contro le regole del gioco! Arrivati a questo punto io sono indispensabile per te: se decido di restare, tu continui a vivere; se decido di andarmene … anche tu dovrai fare le valigie. Come vedi non hai molte alternative.”
Il pedaggio! Ecco qual’era il pedaggio! Un modo come un altro per ‘invitarmi gentilmente’ a cambiare vita! Bel regalo, proprio un gran bel regalo, non c’era che dire!
Alex mi stava guardando, stupito a sua volta, dallo specchio. Poi, all’improvviso, come se avesse afferrato una verità lapalissiana nascosta dalla notte dei tempi:
“E così Lui mi ha usato per i suoi sporchi giochetti! Ma dovevo immaginarlo che era stato troppo facile trovarti, e che sei rimasto per troppo tempo sospeso tra la macchina e lassù! Il buon vecchio Remigio mi ha giocato un’altra volta! Ma perché ce l’ha tanto con me? Prima mi ha fatto divertire con quel tipo, qual’era il suo nome… Giovanni Boccaccia, Boccaccio o come diavolo si chiamasse, ma è durato una miseria, a quei tempi si campava poco e male, ma non mi potevo lamentare. Poi però mi ha dato quella mezza monaca di Lucia Mondella. Oh, ma siamo fuori di testa! Poi mi è toccato il Capitano Meyer, che perdeva pezzi un po’ alla volta: un occhio, poi la gamba, poi la mano! Un inferno, te l’assicuro! Non sapevo mai al mattino se riuscivo a tirare fino alla sera e in che percentuale corporea. E ora mi ha sbattuto dentro di te, che se non ti dai una mossa mi fai le ragnatele anche mentre cammini!”
C’era un solo modo per mettere fine, almeno temporaneamente, a quella discussione: spegnere la luce e andare via dallo specchio.
“No, ti prego!” mi urlò Alex. “Voglio parlare ancora un po’ con te. Siamo ancora all’inizio.”
“Che vuol dire Siamo ancora all’inizio?” chiesi tra l’incuriosito e il terrorizzato.
“Ah, già, tu per ora non sai ancora niente. Devo spiegarti tutto il meccanismo, ma adesso non mi va’. Ti dirò solo l’essenziale. All’inizio, quando io entro in qualcuno, posso mostrarmi a lui solo attraverso uno specchio o qualcosa del genere, perché solo poco alla volta prendo possesso totalmente del corpo in cui sono, che comunque conserva i suoi connotati. Poi, piano piano, come dire… io… maturo… e annullo la presenza del mio ospite e anche se esternamente resto Lucia Mondella o il Capitano  Meyer, in effetti sono io. Così, se voglio, ti faccio venire fuori a prendere una boccata d’aria o a scambiare qualche parola con me o, eccezionalmente, con qualche persona strettamente selezionata. Al momento però dipendo ancora da te e questo, ti posso assicurare, mi rompe parecchio le scatole.”

TIM

5 commenti:

  1. Lo sai come funziona Temistocle, se io dovessi decidere se andare avanti o no col blog in base ai feedback o alle copie vendute dei miei lavori, dovrei aver già chiuso. Consideriamoci un circolo letterario periferico, un luogo di ritrovo per eccentrici grafomani che devono portarsi da casa anche il caffè e gli stuzzichini oltre a pagare l'affitto della sala, e quindi ci rimettono invece di guadagnarci. Però l'oretta giornaliera trascorsa in questo circolo è un vizio di cui non sappiamo fare a meno... ;-)

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  2. @ Ariano: certamente! è uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare! e comunque mi sono divertito a riscrivere il raccontino, anche in base ai tuoi suggerimenti, e mi va bene anche solo che qualcuno lo veda. Poi il resto non importa. A natale siamo tutti più buoni! ma passate le feste... !

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  3. Non badare alla mancanza di riscontri, tu tira dritto per la tua strada ché la storia è intrigante! Alla peggio, quando finisci di pubblicare le puntate, poi puoi provare a ripubblicarlo in ebook e vedere se tira di più. ;)

    Bello il fatto del cambiare vita che non è spontaneo, come si abusa fare nei libri quando si scampa alla morte, ma quasi obbligato. E la presenza sempre più invasiva del capitan Alex non lascia presagire nulla di buono... :)

    Ciao,
    Gianluca

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  4. Su commenti, visite e feedbacxk tiraci una riga. Se ci sono bene, altrimenti chissenefrega.
    Il racconto cresce bene, insisto sulla necessità di non scivolare nella parodia.

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  5. @ Gianluca e Angelo: il mio, più che uno sfogo, era un prendermi in giro da solo! sono abituato ai 'numerini' sul mio blog e non cerco adesioni di dimensioni bibliche. Mi interessa solo far divertire un po', se possibile. Capitan Alex è un personaggio... strano ma non troppo.

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