sabato 19 febbraio 2011

Le nostre catene

Aprendo stamane il mio garage, come sempre sono andato a spulciare nelle case degli altri amici blogger. E tra questi ho trovato questo bel post di Mark. E ho pensato che veramente le idee hanno una vita propria e si impossessano di noi poveri mortali come e quando vogliono. Perché anch'io stamattina avevo intenzione di condividere con voi alcune riflessioni sullo stesso argomento, o quasi. E allora confrontiamoci.
Sicuramente tutto quello che sta succedendo (vedi qui e tutte le notizie correlate e precedenti)  dovrà pur dire qualcosa e lo vuole dire (come giustamente dic Mark) proprio a noi che, per il momento! non sentiamo il bisogno di capirlo fino in fondo. Alla fine si tratta della trasposizione nel nuovo millennio e in un altro continente, del vecchio ma sempre valido: non abbiamo altro da perdere che le nostre catene. Questi popoli, che non dobbiamo dimenticare sono composti da uomini, donne, bambini, anziani esattamente come noi, vogliono dire 'basta' a dittature conclamate, dove la prigione è quella vera, con sbarre e torture. Noi popoli 'civilizzati' abbiamo altre prigioni in cui viviamo già o stiamo per caderci, dove le sbarre sono la democrazia imposta, mediatica, in cui gridiamo in piazza e dai nostri blog slogan di cui spesso non conosciamo bene neanche il significato ma suonano bene. Ci riempiamo la bocca di belle parole perché la bocca possiamo riempircela ogni giorno anche di pane e companatico in abbondanza. Ma quando tutto questo finirà anche per noi, forse prenderemo coscienza che noi per primi abbiamo contribuito a quelle ingiustizie con i nostri sotterfugi politici ed economici, perché ci è convenuto far tenere sotto dittatura quei popoli, perché abbiamo fatto finora affari proprio con i loro dittatori e carnefici (pensiamo allo sfruttamento del petrolio, delle risorse naturali, della manodopera). Quanti miliardi di euro sono stati concessi proprio da noi italiani a Gheddafi e agli altri 'amici del popolo italiano' per .. per cosa veramente?
Quella polveriera è già esplosa e sta continuando ad esplodere di giorno in giorno. E come è naturale per la legge fisica delle onde che si allargano, sta coinvolgendo sempre più popoli. Non so a cosa porterà questo momento storico, quali saranno le ricadute sul nostro ovattato mondo occidentale. So però che piano piano, dopo la caduta del muro di Berlino (inteso come simbolo della caduta di un blocco di certo tipo di dittaura applicata ai paesi dell'Est) e ora queste rivolte (speriamo) democratiche, il mondo sta cambiando.
Non è per farmi pubblicità gratuita, ma nell'ultimo racconto condiviso in rete raccontavo in qualche modo proprio di un possibile futuro scenario politico mondiale per 'rimettere tutti al loro posto'. I poteri forti non hanno nessun interesse a far rialzare la testa a chi non ha da perdere altro se non le prorpie catene, perché con quelle catene ci campa e prospera, economicamente e politicamente.
Apriamo gli occhi e le orecchie, perché potremo essere noi i prossimi protagonisti di quelle scene di guerriglia urbana, quando non avremo più neanche il pane per noi e i nostri figli. In Italia ci sono otto milioni di poveri e il 15,5% dei nostri figli vive la stessa realtà. Siamo capaci di ricordarcene quando andiamo a spendere dieci euro a testa di apericena o happy hour perché 'è trendy'?
Dobbiamo riflettere. Questa può aiutarci.
TIM

4 commenti:

  1. Finalmente c'è l'ho fatta a leggerti...come ben sai non ho un buon rapporto con il tempo...;-)
    Devo ancora leggere il tuo racconto, chiedo venia, però oggi un po più rilassato ho letto un post su un'altro blog (mi sono scordato dove che testa) dove veniva pubblicata una lettera a quei popoli in subbuglio che forse venivano deviati dalle immagini televisive che mostrano ad esempio il nostro paese con culi e tette al vento, che si prodiga nel dare assistenza ai cani (quindi immagineranno la bonta riservata agli uomini) che ha un presidente e una classe politica che fa quel che cazzo vuole, suv e barche a iosa, che vive nella bambagia pensando al superfluo e non mostra l'altra realta, quella della sofferenza del tirare a campare e del lottare tutti i giorni per la libertà...chissà se mostrassimo anche l'altra Italia cosa penserebbero.
    Saluti

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  2. In effetti questa disinformazione (o mancanza di informazione) riguardo alla nostra reale situazione socio-politico-economica penso sia il principale motivo di arrivo di questa povera gente. Non ho mai saputo di inglesi, tedeschi o americani (che sanno come stanno le cose) che sono venuti a chiedere asilo nella 'libera e ricca' Italia.
    Temistocle

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  3. Credo che la situazione che scuote il mondo arabo sia molto più complessa. Non credo sia solo un problema economico e di fame, ma subentri anche un'insoddisfazione generale verso i governi "interminabili" (vedi Mubarak e Gheddafi) che impediscono il ricambio generazionale e creano nepotismi e gruppi di potere inattaccabili.
    Da noi ci sono effettivamente le premesse per una situazione simile, ma con una differenza non da poco: qui in Italia la popolazione è vecchia, i giovani sono sempre meno, una minoranza che si trova a vivere in un paese di cinquantenni e sessantenni (e anche oltre) che hanno poca voglia di fare rivoluzioni, almeno sino a quando hanno quanto basta per arrivare tranquilli a fine mese...

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  4. @ Ariano: è vero quello che dici a proposito dell'aspetto generazionale. Ma proprio questa cosa, paradossalmente, dice come quei paesi sono avvantagiati rispetto a noi che non abbiamo le capacità per reagire. Certo la nostra situazione non è al limite come la loro, sia dal punto di vista economico (siamo in Europa e l'euro -per quanto vituperato- ci tiene in salvo da brutte sorprese) che della democrazia (viviamo ancora in una libertà seppur in bilico). Per loro poi c'è sempre il pericolo dell'integralismo: quante di queste rivoluzioni sono telecomandate segretamente dall'Islam dittatoriale? Noi, speriamo che ce la caviamo.
    Temistocle

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