Ormai il 17 marzo 2011 passerà alla storia non tanto per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, ma per le polemiche sull'istituzione del giorno festivo una tantum .
A tutti quelli che insistono nel dire che non si può perdere un giorno lavorativo per una cosa così, io faccio questa proposta, riprendendola da quella dell'ANP (Asociazione Nazionale Presidi) e sviluppandola.Si celebri con un giorno festivo il 17 marzo, quindi si decida di lavorare in un'altra di queste date:
15 agosto: festa dell'assunta - è festività esclusivamente a carattere religioso, quindi non attinente alla vita sociale di uno stato laico;
1 novembre: festa di tutti i santi - stessa specifica;
8 dicembre: festa dell'immacolata - stessa specifica;
26 dicembre: santo Stefano - stessa specifica.
Ricordo che Natale quest'anno è domenica, quindi sarebbe comunque, generalmente, non lavorativo.
Vorrei inoltre ricordare che non è obbligatorio per i datori di lavoro (compreso lo Stato) concedere giorni di ferie considerati come ponte in questo come in tutti gli altri casi. Basta sbarrare la casellina NO sulla richiesta di permesso del dipendente. Oppure la si potrebbe considerare (altra proposta) come permesso non retribuito.
Mi è ventuo anche in mente che gli Stati Uniti d'America (stato federale per antonomasia) celebrano la loro festa nazionale, il 4 luglio.
Tanto volevo condividere con voi.
Però, adesso che ci penso, siamo in Italia, dove il signor Ratzinger, capo di uno stato estero, continua a dire come si devono educare gli studenti italiani, cosa dire e cosa non dire riguardo ad alcune materie; e nessuno dei nostri ministri interessati mi sembra si sia debitamente sdegnato per queste dichiarazioni o abbia preso posizione
Che poi, per tornare a bomba, non era stato proprio il Consiglio dei ministri a decretare il giorno di festa?
Per concludere facciamo un giochino semplice semplice: confrontiamo la lista dei ministri italiani (vedi più su) con quelli che ora protestano. Forse hanno poca memoria?
TIM
Oppure si poteva fermare le attività lavorative e scolastiche solo per dieci minuti (magari durante i quali su tutte le televisioni e le radio si suoni l'inno nazionale) e poi festeggiare con le dovute parate e manifestazioni domenica 20.
RispondiEliminaComunque, trovo che queste polemiche siano sconsolanti. A nessuno frega nulla dell'Italia intesa come concetto nazionale e identitario, una cosa davvero triste (e lo dico io che non mi sento fiero di essere italiano, pensa un po').
Dobbiamo anche tener conto che comunque agli italiani non interessa niente di cosa si festeggi, l'importante è che non si lavori e si possa passare la giornata a cazzeggiare magari incollati a guardare un po' di culi e tette in tv. Il discoro a mio avviso non è preoccupante per l'italiano che se ne frega di tutto e di tutti, ma per quegli italiani che hanno fatto dell'impegno politico e sociale la loro professione e che vengono lautamente pagati, da noi, per farlo (leggi: onorevoli, senatori, sindacalisti, amministratori locali ecc.). Anche perché con politici come questi, è normale avere degli italiani che se ne fregano.
RispondiEliminaTemistocle
Ciò che non comprendo è la visione totalmente "industriale" del problema. Se gli operai non vanno in fabbrica, se per caso decidono di fare un bel ponte, allora si farà lavorare il "commercio" e il "turismo". La "FABBRICA ITALIA" non si fermerebbe. Se anche all'italiano non frega nulla della festività, stando a casa, facendo la gita fuori porta, cazzeggiando per negozi, cinema, ristoranti, teatri, o anche solo baracchine dei gelati, aiuterebbe comunque il nostro barcollante PIL.
RispondiEliminaPer cui non capisco tutte queste polemiche e, soprattutto, già mi immagino le polemiche post-17 marzo, tutte basate sul turismo in difficoltà (e ricordo che presto si attiverà una bella legge che aggiunge una tassa di soggiorno ai pernottamenti di tipo turistico...).
Ci meritiamo tutto quanto. Siamo pecoroni incapaci di pensare con la nostra testa, che diamo retta a quello che urla più forte, fosse anche un invito a gettarsi tutti quanti assieme nel burrone (che non è un panetto di burro molto grande!).
Ribadisco la provocazione fatta sulla mia bacheca di FB: Se non si vuole festeggiare i 150 anni d'italia, perché spendere denaro pubblico per manifestazioni e quant'altro, visto che nessuno potrà parteciparvi? E la 'i' minuscola in italia l'ho messa a posta, non è un refuso.
Bah!
@ Gloutchov: Non posso che darti ragione, specie sul fatto che siamo dei pecoroni. Se non fosse così, se ragionassimo con la nostra testa non saremo a questo punto, o quanto meno avremo fatto fare ai nostri governanti la stessa fine dello 'zio' di Ruby. Che ora ci stanno proprio rompendo con questa storia. Penso che anche il governo ci marci col sexy-gate berlusconiano, perché così non c'è tempo di leggiferare e governare: è più comodo beccarsi 30-40 mila euro al mese per scaldare i banchi a tirarsi le pallottoline di carta e a mandarsi a quel paese per discutere di cose che non portano a nulla se non a salvare il c**o a qualcuno, chiunque esso sia.
RispondiEliminaTemistocle